20 maggio 1999: Massimo D’Antona viene assassinato

Poco dopo le otto di mattina sei colpi di una calibro 38 uccidono il Professor D’Antona. Il terrore degli anni di piombo rivive con le Nuove Brigate Rosse

Centrotrenta passi. Sono all’incirca un centinaio gli ultimi metri percorsi da Massimo D’Antona, consulente del governo D’Alema e docente universitario di diritto del lavoro. Erano da poco passate le otto quando, come ogni mattina, uscì dalla sua abitazione in via Salaria, a Roma. Nella mano destra una borsa di cuoio rossa rigonfia di documenti e nell’altra la custodia nera del computer. Pochi passi e avrebbe raggiunto, come d’abitudine, il suo studio. Massimo D’Antona fu assassinato dalle Nuove Brigate Rosse il 20 maggio 1999.

Un omicidio inaspettato. Nessun preavviso era arrivato al Professore. Distante dall’idea di trovarsi nel mirino dell’organizzazione eversiva di matrice comunista. L’ultimo attentato delle Br avvenne, infatti,  nel 1988 a discapito di Roberto Ruffilli, senatore nelle file della Democrazia Cristiana. La guardia era stata abbassata. Dopo undici anni, si respirava nuovamente il terrore degli anni di piombo.

mda01Esattamente sei ore dopo l’assassinio, la conferma. In 14 pagine stampate fronte retro, ecco la rivendicazione delle Nuove Brigate Rosse. La stella a cinque punte e il gergo criptico e oscuro non lasciano dubbi: “La nostra organizzazione ha individuato il ruolo politico-operativo svolto da Massimo D’Antona. Ne ha identificato la centralità e, in riferimento al legame tra nodi centrali dello scontro e rapporti di forza e politico generali tra le classi, ha rilanciato l’offensiva combattente”. Con l’omicidio D’Antona si riaprì la stagione  delle rivendicazioni firmate Br: vittime il giuslavorista Marco Biagi e il sovrintendente della PolFer Emanuele Petri.

Proprio le indagini sulla morte di Emanuele Petri portarono all’arresto degli assassini di D’Antona. Accusati del reato di “banda armata”, Marco Mezzasalma, Paolo Broccatelli, Laura Proietti, Roberto Morandi e Cinzia Banelli. L’8 luglio 2005 la Corte D’Assise confermerà l’ergastolo per Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma. Prosciolti gli altri imputati.

Il destino ha voluto che D’Antona fosse assassinato nell’anniversario dello Statuto dei lavoratori. La legge del 20 maggio 1970, n°300 segnò profondamente l’assetto dei rapporti sindacali e politici del nostro Paese costituendo, a oggi, la base di molte previsioni in materia di diritto del lavoro.

0HN8ZUKP--230x180

 Il pensiero di D’Antona, a proposito, non si scostava molto dalle idee di Marco Biagi. Entrambi denunciavano l’inamovibilità del posto di lavoro auspicando il passaggio da una rigida a una nuova occupazione. Costruita sulla capacità del lavoratore di muoversi nel mondo produttivo, assistito da un sistema di ammortizzatori sociali.

Secondo alcuni, le idee di Biagi e D’Antona rivivono nella recente riforma del diritto del lavoro del governo Renzi. Jobs Act o meno fa piacere pensare che, citando il testo di una canzone, ci sono stati uomini che hanno lasciato un segno con coraggio, impegno e dedizione. Consapevoli che le loro idee sarebbero rimaste.

A cura di Alessia Polimanti.

Tag

  • 20 maggio 1999
  • anni di piombo
  • diritto del lavoro
  • Massimo D'Antona
  • Nuove Brigate Rosse
  • roma
  • via Salaria

Potrebbe interessarti: