Racconti: Triade Mostarina (3 parte)

Triade mostarina

Ci sono partite di calcio che dividono più di ponti, strade, fiumi,… Ci sono partite di calcio che meglio rendono le divisioni nascoste.

Velez vs Zrinjski

Una di queste è il derby di Mostar tra il FK Velez e il HSK Zrinjski.

Due etnie, due religioni, due culture. Perciò, due squadre.

Per due volte all’anno, il passato diventa presente e la resa dei conti appare imminente per i settemila del Vrapcici Stadion di Mostar. Anche la Neretva e lo Stari Most in quei due giorni vorrebbero scappare.

Lo scontro, a suon di spranghe, prima che calcistico, è economico, sociale, religioso e culturale. Il derby diventa il pretesto. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.

Il Velez era, negli anni settanta, l’orgoglio di tutti gli abitanti di Mostar, croati o bosgnacchi, musulmani o cattolici. Semplicemente, gli abitanti di Mostar, quando le divisioni c’erano, ma non contavano.

Il Velez aveva un vivaio invidiato e un blasone inattaccabile. Lì militava Semir Tuce, il George Best bosniaco.

Le bombe, negli anni novanta, polverizzarono questi ricordi.

Mostar rimase nel dimenticatoio e per mesi le forze ONU decisero di non andarci. Chissà perché.

Era il 1993. Era il 1994. Le forze estremiste croate decisero di ripulire la città. Si parla sempre della crudeltà dei serbi, ci si dimentica troppo facilmente dei temibili ustascia croati. E’ più facile utilizzare il capro espiatorio serbo, popolo lontano culturalmente, ma soprattutto religiosamente. Molto più difficile colpevolizzare i fratelli cattolici croati.

I nazionalisti croati spaccarono in due settori Mostar: a ovest, loro; a est, serbi, musulmani, ebrei, zingari, dissidenti. Ovvio il corollario di pestaggi, stupri, fosse comuni,… Insomma, quello i banali definiscono il solito modo di procedere tipicamente balcanico, senza conoscerlo ovviamente.

A ovest, stava anche il vecchio stadio di Mostar, il Bijeli Brijeg, ossia la Collina Bianca. A ovest, perciò non raggiungibile dai non croati. O meglio, raggiungibile a una dolorosissima condizione: l’essere stato catturato ed arrestato dagli ustascia.

Il Bijeli Brijeg di Mostar era diventato un campo di concentramento. La Collina Bianca, nome tragicomico per un campo di concentramento.

Ora le divisioni sono diventate anche politiche. Più per necessità che per reale credo.

Il FK Velez è rimasta la squadra del periodo titino e i suoi tifosi, i Red Army, sventolano le bandiere con le stelle rosse.

Il HSK Zrinjski è il nuovo club degli ustascia, perciò gli Ultras mostrano le loro svastiche e sfogano un odio covato per decenni, retaggio delle mal accettate punizioni del duro regime titino.

Oggi sulla Neretva comanda lo Zrinjski, specchio della situazione attuale di Mostar, dove i borghesi dell’Unione Democratica Croata la fanno da padroni.

Mentre Mostar ovest cresce e quella est tramonta, il Velez rimane l’ultimo segno di un’epoca destinata a finire.

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