“Human Tribe”: la street art di Jorit

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Jorit, lo street artis “del mistero”: di lui si conoscono le sue opere, le sue origini e il suo amore per le periferie. Soprattutto quelle napoletane.

Dall’Africa agli Stati Uniti. Per metà italiano e per l’altra olandese. Ma Jorit Agoch, street artist che si sta imponendo sulla scena italiana e internazionale, sente Napoli la sua vera città. Il suo viso è avvolto nel mistero: pensa che siano le opere a dover parlare, ma come in un grande paradosso sono le rappresentazioni di volti umani a essere i soggetti delle sue opere. La sua particolarità sta, infatti, nel dipingere con assoluto realismo volti umani caratterizzati da due strisce rosse sulle guance, segni che diventano simbolismo di quel rituale magico africano che prende il nome di scarnificazione, rito iniziatico, legato al passaggio dall’infanzia all’età adulta e all’ingresso dell’individuo nella tribù.

Questo ha dato vita al progetto “Human Tribe”, in cui sono ritratti i personaggi dalla diverse identità culturali con le loro mille espressioni e ognuno di loro, seppur diverso dall’altro, appartiene a un’unica tribù: quella umana. E’ proprio da un viaggio in Tanzania e dal suo amore maturato nel tempo per il continente africano che, una volta tornato a Napoli, decide di vendere venticinque dipinti ispirati al continente africano, con l’obiettivo di raccogliere fondi per la costruzione di un reparto di maternità nell’ospedale di un piccolo villaggio nei pressi di Dar es Salaam. Riuscirà perfettamente nel suo scopo.

Reduce da questa esperienza vissuta, quindi, si sviluppa il progetto “Human Tribe”, come incontro con le diverse culture africane e quelle conosciute nei diversi viaggi unite a quelle presenti tra i vicoli e i quartieri napoletani che vive, tanto da rappresentare nella periferia di Napoli i rapper J-Ax, Clementino, Rocco Hunt. Non solo volti famosi ai più ma anche gente comune e sconosciuta, come la bellissima bambina apparsa a Ponticelli, nella periferia est di Napoli. È proprio con la periferia che ha un rapporto particolare: è lì che il degrado è forte ma ti lascia un senso di libertà, di combinazione tra vita e folklore e in cui esprime in piena libertà tutta la sua arte. Dalla periferia spostandosi al centro, su una facciata di 15 metri, disegna in collaborazione con Inward, l’Osservatorio sulla Creatività Urbana, il suo San Gennaro visto non più come un santo ma nella sua estrema umanità, come anch’esso facente parte della tribù umana.

Il viaggio, come ci testimonia Jorit, avvia un processo di maturazione interiore e la conoscenza di nuove culture e nuove civiltà ci fa pensare che tutte le diversità debbano essere superate. Ognuno di noi fa parte di un’unica grande tribù che è quella umana. Ognuno di noi ha una cicatrice che ci accomuna al di là di differenze culturali, fisiche e intellettuali. E l’espressione artistica, quanto più fedele e vicina alla realtà, diventa strumento per far comprendere a tutti la realtà che ci circonda. Per farci emozionare e per farci sentire parte di un’unica grande tribù.

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