Race for the cure, in 65mila per dire no al tumore al seno

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Race for the cure, torna la corsa promossa dalla Komen Italia di Riccardo Masetti per la ricerca e la prevenzione del tumore al seno

Il tumore al seno nel mondo registra ogni anno 1,6 milioni di nuovi casi ogni anno e di questi cinquantamila solo in Italia. La Race for the cure Roma nasce per dire alle altre donne che guarire è possibile e che correre insieme aiuta a lasciarsi alle spalle il buio della paura perché la condivisione ti fa affrontare la malattia con uno spirito diverso.

Oltre al nastrino rosa e le scarpe da runner, il Circo Massimo da venerdì per 3 giorni, si è trasformato in un grande laboratorio a cielo aperto per incoraggiare l’adozione di stili di vita più sani. Domenica 6mila donne hanno lasciato librarsi nel cielo di Roma una marea di palloncini rosa a simboleggiare il proprio sostegno nei confronti di chi ha iniziato il percorso della lotta contro i tumori del seno e per ricordare coloro che purtroppo non ce l’hanno fatta.

E’ stato questo lo spirito che ha animato la race for the cure, la manifestazione, giunta quest’anno alla sua 18°edizione, nata per sensibilizzare l’importanza della prevenzione e che ha visto sfilare oltre 65 mila persone  nel centro della Capitale per la consueta gara di solidarietà.

Openmag per l’occasione ha incontrato l’attrice Maria Grazia Cucinotta, testimonial storica della Race fin dai suoi esordi. Sentiamo cosa ci ha raccontato.

Che cosa la spinge ad essere qui?

Innanzitutto il fatto che qui si parla di prevenzione, si cerca di far capire alla gente che la prevenzione ti può salvare la vita. Qui si parla di amore, corrono per la vita delle persone che stanno lottando contro questo male perché è un’esperienza unica al mondo.

Qual è il messaggio che si vuole trasmettere?

Innanzitutto quello che le persone che si ammalano non sono da sole perché c’è la Susan Komen Italia, il prof. Masetti,  direttore del Centro Integrato di Senologia del Policlinico Gemelli di Roma e Presidente della Komen Italia, e il suo team che le sostiene. Il tumore al seno è un male che se preso in tempo si può curare.

In che modo il mondo del cinema può contribuire in questa battaglia?

Il cinema può aiutare attraverso la visibilità, chi fa cinema è un personaggio pubblico e può diventare portavoce di tutte quelle persone che non hanno avuto la nostra stessa fortuna.

Come è cresciuta negli anni la Race?

E’ cresciuta tantissimo ed è sempre emozionante. Secondo me le cose che crescono sono le cose belle fatte con il cuore per le persone. Questa è un’organizzazione che lavora per il bene degli altri.

Oggi il tumore non è più un tabù?

Non è un tabù però fa sempre paura. Chi scopre di avere un tumore logicamente lo affronta a volte anche con grande dolore per questo servono organizzazioni come la Komen dove tutti insieme si lotta perché si deve vivere, perché la vita è l’unica cosa per cui valga veramente la pena lottare.

E come darle torto?!

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