Maker Faire Rome, la rivoluzione digitale parla italiano

Si è svolta a Roma, dal 3 al 6 ottobre, la Maker Faire Rome: l’esibizione internazionale più importante a livello globale sul mondo degli artigiani digitali, i maker, e l’innovazione, nata nel 2006 sulla baia di San Francisco – USA.

I makers, riprendendo la definizione stessa del loro movimento, possono essere definiti gli hobbisti tecnologici del 21esimo secolo. Si interessano di tecnologia, design, arte, sostenibilità, modelli di business alternativi. Vivono di comunità online, software e hardware open source, ma anche del sogno di inventare qualcosa da produrre autonomamente, per vivere delle proprie invenzioni.

Quella di Roma è stata la prima edizione italiana, non la prima europea, ma sicuramente è stata l’edizione più significativa fino ad oggi realizzata, difatti l’Italia rappresenta la culla primordiale dell’artigianato, dell’innovazione, e infine di Arduino – la tecnologia open source alla base di tutte le creazione dei makers, targata 100% made in Italy-.

Chris Anderson, direttore di Wired USA fino al 2012, nel corso di una intervista ha dichiarato che una generazione di “makers” che usano i modelli innovativi del Web aiuterà la prossima grande ondata di cambiamento nell’economia globale, perché le nuove tecnologie del digital design e della prototipazione stanno dando a tutti il potere d’inventare e creare “la coda lunga delle cose”.

La direzione del Maker Faire italiano è stata affidata a Riccardo Luna, evangelist e scout talent nostrano, oltre che già direttore di Wired Italia, al quale va il merito di aver compreso la portata culturale ed economica del movimento dei makers, a cui va il ringraziamento per essersi fatto promotore di una manifestazione che ha visto la partecipazione di quasi 40.000 visitatori, da tutto il mondo, ma sopratutto con un’età media giovanissima, sopratutto perchè i partecipanti più attivi sono state le famiglie accompagnate dai bimbi, potragonisti assoluti delle sperimentazioni, e i futuri rivoluzionari di questo mondo.

L’esibizione è stata l’occasione per poter toccare con mano la creatività, l’innovazione, ma soprattutto la grande dedizione e voglia di riscossa che profondono questi giovani, e meno giovani, innovatori, nel presentare al grande pubblico le loro opere, con la speranza che qualche investitore possa aiutarli nel finanziare i loro progetti.

Noi di OpenMag l’abbiamo visitata, e le cose che ci hanno più colpito, o meglio sorpreso, sono state tre: l’incredibile presenza di visitatori provenienti da tutto il mondo, la massiva partecipazione proattiva dei bambini, e la totale informalità – dove gli espositori erano dei giovani “Archimede” senza giacca e cravatta, entusiasti di presentare i lori progetti, interloquendo con i visitatori dando del “tu” -, e infine la presenza, spesso in “incognito”, di esponenti del mondo dell’imprenditoria o del venture capital italiano, dediti a conoscere i maker.

Che questo sia il preludio alla rivoluzione digitale è ormai indubbio, tanto quanto che questa rivoluzione parla italiano, perchè il nostro DNA di innovatori non potrà mai rubarcelo nessuno, come anche le tecnologie che si stanno sviluppando nei nostri FabLab nostrani. Ora speriamo solo che la nostra classe dirigente e politica comprenda che questa è una delle priorità dell’Italia, per poter lanciare il paese al timone dell’innovazione a livello internazionale, perchè i nostri giovani, con o senza l’Italia, metteranno il loro lavoro, e i loro progetti, a disposizione della crescita e del patrimonio della conoscenza globale, e che dietro l’angolo ci sono grandi gruppi di investimento, che parlano principalmente inglese e cinese, e che sono pronti a mettere le mani su fresche e promettenti idee.

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