Legge di stabilità: buoni propositi e solo due certezze

Il bilancio annuale e pluriennale dello Stato è stato presentato ieri, in tarda serata, dopo circa cinque ore di Consiglio. Il Governo ha fatto il compitino. Tre slide, e una enunciazione di qualche cartella e cifre che “rassicurano”. Bruxelles.

Interventi per persone, famiglia e società; interventi per le imprese; investimenti; service tax e cofinanziamento dei fondi strutturali europei 2014-2020. Cinque le macroaree di intervento e sulle quali sarà il Parlamento a dover, di volta in volta, discutere, modificare e approvare.

La Legge di Stabilità  – riporta il comunicato del Cdm – prevede interventi per 27,3 miliardi di euro nel triennio 2014-2016, di cui 11,6 nel solo 2014; 14,6 miliardi nel triennio per sgravi fiscali (rispettivamente 9 per le famiglie e 5,6 per le imprese); i 3,7 miliardi del 2014 sono destinati per 2,5 miliardi alle famiglie (1,5 riguardano l’Irpef) e per 1,2 miliardi alle imprese; 11,2 miliardi nel triennio per azioni sociali, progetti di investimento, impegni internazionali, di cui6,2 inconto capitale; per il 2014 si prevedono 6,4 miliardi; 1,5 miliardi per investimenti a livello locale e la restituzione di debiti commerciali di parte capitale.

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La Legge di Stabilità per il 2014 segna una svolta nella programmazione economico-finanziaria degli ultimi anni, realizzando le due priorità di politica economica del Governo: favorire la crescita e promuovere l’occupazione. Con le misure disposte nel provvedimento si avvia un percorso di riduzione del carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese. La spending review che verrà progressivamente implementata nel corso del 2014 potrà ulteriormente contribuire a individuare le razionalizzazioni della spesa con le quali finanziare ulteriore riduzione della pressione fiscale”, questo quanto riportato nel comunicato sul sito internet del Governo.

I cittadini, però, continuano ad essere preoccupati. Miliardi di qua, tagli di là, e poi… in busta paga (per chi ce l’ha, ndr.) forse ci saranno i famosi 12 euro. E l’Imu? Sbattuta fuori dalla porta, rientra dalla finestra. Certo, gli interventi sul taglio del costo del lavoro sono indirizzati su una giusta via ma, come hanno ripetuto esperti e sindacalisti, ci si sarebbe aspettato qualcosa in più di circa 250 euro l’anno. Il taglio del cuneo fiscale prevede, a partire dal 2014, uno sgravio di 2,5 miliardi di euro: 1,5 miliardi dalla riduzione dell’Irpef, per le fasce medie e basse, 40 milioni dall’Irap e 1 miliardo di riduzione dei contributi sociali aziendali.

Soprattutto, appare un po’ una presa per i fondelli questa “Service Tax”. Eh si, si torna a chiamarla così. Che la battuta di Giorgia Meloni a “Ballarò” abbia cancellato la Tris(t)e?

Con la Legge di Stabilità 2013 arriva il riordino del sistema di tassazione locale che pone l’Italia in linea con gli standard europei. Per l’abitazione principale, al posto di IMU e TARES si istituisce una tassa sui servizi municipali il cui gettito andrà interamente ai Comuni”.

“In soldoni”, alla attuale tassa sui rifiuti, che sarà ricalcolata dai comuni in base ai metri quadrati dell’immobile o sull’effettiva quantità di rifiuti prodotta, si aggiungerà la vecchia Imu, ribattezzata “tassa sui servizi indivisibili offerti dai comuni”, ricalcolata sul valore catastale; si mormora che si attesterà su un valore dell’1×1000, sempre che i comuni non prevedano una “addizionale comunale”.

Il punto più doloroso riguarda chi dovrà pagare questa tassa. A pagare la tassa sui rifiuti saranno gli inquilini, mentre a pagare la tassa sui servizi saranno i proprietari dell’immobile e per una parte, che potrà variare dal 10% al 30%, saranno gli inquilini. Non è dato sapere sulla base di quale fattore l’inquilino verserà la percentuale variabile.

Ma la nuova tassa sui servizi dovrà essere corrisposta anche da chi continua a pagare l’Imu o perché ha un immobile di lusso (veramente pochi, stando alle stime del catasto), o perché ha più di un immobile.

Quindi, riassumendo: la tassa sui rifiuti non cambia indirizzo. La tassa sui servizi (la vecchia Imu) la pagheremo tutti, anche l’affittuario, che mai era stato contemplato nella tassazione. Ridicolo! Inoltre, non è dato sapere come verrà calcolata la parte della tassa sui servizi per i proprietari di più di un immobile.

Su tutto grava l’aumento generale in se, che ogni comune potrebbe decidere di applicare. Se pensiamo che, ad esempio, nella Capitale il sindaco Marino deve coprire un buco di quasi 900 mln di euro, è facile tirare le somme.

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