Fin (cantieri) che la barca va

Non fatevi ingannare dal titolo, questo articolo non è il solito strillo d’indignazione per l’ennesimo sperpero dei soldi dei contribuenti per i giocattoli del Ministero della Difesa. Se n’era già parlato a marzo ma con la nuova legge di stabilità appena varata dal governo ecco che riemerge la polemica dei sette miliardi in vent’anni buttati per le nuove navi da guerra.

Che poi sono 6,8 ma dovendo arrotondare, 200 milioni di euro in più o in meno sono spicci, alla fine sono solo un caffè al giorno per 547.945 anni. Subito è stato fatto notare che nella medesima legge di stabilità solo 10 miliardi sono stati destinati per la riduzione del cuneo fiscale ma si dimentica che la legge di stabilità si applica al prossimo triennio mentre l’investimento complessivo per la difesa si “spalma” in 20 anni. Per essere chiari meglio citare la legge: ”Al fine di assicurare il mantenimento di adegua te capacità nel settore marittimo a tutela degli interessi di difesa nazionale e nel quadro di una politica comune europea, consolidando strategicamente l’industria navalmeccanica ad alta tecnologia, sono autorizzati contributi ventennali (…) di 80 milioni di euro a decorrere dall’esercizio 2014, di 120 milioni di euro a decorrere dall’esercizio 2015 e di 140 milioni di euro a decorrere dal 2016, sullo stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico.”

A casa mia, nel triennio di riferimento, fanno 340 milioni d’investimento e non 6,8 miliardi cifra presentata dai giornalisti patiti del sensazionalismo che, ignorando lo scaglionamento ventennale,presentano direttamente il calcolo complessivo (soggetto spesso, come si è visto in passato, di forti riduzioni). Le unità navali in questione sono 12 nuovi Pattugliatori d’Altura Multiruolo (PAM – sono navi polivalenti che potranno essere usate per un ampio raggio di operazioni: militari, pattugliamento marittimo, contrasto all’immigrazione, emergenze umanitarie, etc) da 3.500 / 4.000 t, lunghi 125metri, larghi circa 15 m. Dotati di un cannone da 127/64 a prua e un cannone da 76/62 mm a poppa (entrambi in grado di impiegare il nuovo munizionamento guidato Vulcano per il 127mm e Davide per il 76mm), 2 x 25/80, velocità massima di 35 nodi ed hangar per ospitare due elicotteri medi. La nave sarà dotata di ampi spazi dedicati all’imbarco di materiali shelterizzati, che le conferiranno una grande capacità di trasporto di aiuti umanitari oltre a fornire grande flessibilità operativa poiché tali spazi potranno essere usati per imbarcare due o tre RIHB, missili antinave o altro materiale. Infine sotto l’hangar è presente un ponte per imbarcare mezzi leggeri (come ambulanze e camion o un piccolo RIHB). La nave avrà inoltre la predisposizione per imbarcare 16/24 VLS destinati ad ospitare missili Aster e sarà dotata di un MAST integrato con radar multifunzione 3D MFRA a quattro facce fisse.

Bravo eh! Santa Wikipedia, attendibilissima fonte di questa marea di dettagli tecnici utilissimi per i veri “nerd” delle cose militari .

Tornando al quadro generale, le nuove navi serviranno per intraprendere la progressiva sostituzione delle obsolete classi navali Soldati, Minerva, Cassiopea e Maestrale, vecchie di trent’anni, che verranno smantellate. Solo per fare due conti stiamo parlando di circa 30 navi per un peso approssimativo di 50.000 tonnellate. Il nuovo programma, già annunciato nel giugno 2013 dal Capo di Stato Maggiore della Marina Ammiraglio De Giorgi, prevederà quindi la costruzione di12 nuove unità navali PAM che andranno a sommarsi alle 8, più avveniristiche e costose, fregate multi-missione (FREMM) già finanziate (due sono già in servizio) per peso complessivo di circa 96.000 tonnellate.

A fronte di un effettivo raddoppio di tonnellaggio si otterrebbe una riduzione di un terzo delle unità operative complessive (con un risparmio netto sui costi di gestione e mantenimento) utilizzabili però in una vasta gamma di operazioni diverse. Non è un periodo in cui i mari e gli oceani si possano definire “pacifici” (il gioco di parole non era voluto). Dalla pirateria al traffico di esseri umani, passando per traffico di stupefacenti e contrabbando è evidente che servono mezzi nuovi per affrontare le sfide di una criminalità organizzata sempre più avanzata e globalizzata. Per quanto nessuno al giorno d’oggi tema seriamente un’invasione militare molte testate giornalistiche, soprattutto on-line, si divertano ad usare termini come “guerra all’immigrazione” e militarizzazione del Mediterraneo” proprio per sottolineare il fatto che il nuovo assetto geopolitico tendente alla multipolarità, la crisi economica e politica sommati ad un impressionate sviluppo tecnologico, favoriscono l’uso di tattiche di guerra asimmetrica che tendono non solo a far scomparire la distinzione fra soldato e civile ma anche e soprattutto ad usare il civile come arma e scudo. Per questi motivi la Marina Militare di un Paese con 7.600 km di coste come l’Italia deve essere adeguata alle minacce ed alle opportunità di assistenza che la realtà gli presenta se vuole rimanere un punto di riferimento positivo per tutto il Mediterraneo.

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