Datagate 2, la vendemmia!

Alla luce del coinvolgimento dell’amministrazione Obama nelle intercettazioni dei leader politici di mezzo mondo possiamo capire meglio il panico che Snowden e Grennwald hanno creato nelle fila dell’intelligence americana. Rullo di tamburi, ecco che si scopre che le nazioni “amiche” usano sistemi tecnologici avanzati per spiarsi fra loro. Semplice curiosità adolescenziale o puro voyerismo?

Magari più semplicemente ciò che ci viene ripetuto fin dall’asilo, che viviamo in un mondo di pace e fraternità fra nazioni, non sta né in cielo né in terra. O forse più semplicemente non ci si era messi bene d’accordo su cosa sia realmente la pace. Anche perché, non per fare il saccente, ma nessuno sa bene cosa sia veramente la pace. Per ora all’università ti insegnano che, ispirandosi alle teorie di Johan Galtung, nel campo internazionale possiamo principalmente parlare di due tipi di pace, quella negativa e quella positiva. La prima è in realtà molto semplicemente il mantenimento dello status quo, lo stato temporaneo di stabile e non belligerante “pace armata”. La seconda è stata perfettamente descritta nell’enciclica Pacem in Terris emanata da Giovanni XXIII nel 1963 “combattere la miseria e lottare contro l’ingiustizia, è promuovere, insieme con il miglioramento delle condizioni di vita, il progresso umano e spirituale di tutti, e dunque il bene comune dell’umanità. La pace non si riduce a un’assenza di guerra, frutto dell’equilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento di un ordine (…) che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini”. La pace positiva è tanto bella da non essere vera. Ed infatti non lo è mai quando si parla di relazioni fra Stati Sovrani. Lo spionaggio è l’esempio più lampante della continua “pace armata” internazionale basti pensare alla “guerre économique” che, si dice, si combatta da anni a suon di cimici nelle executive e businness class dei voli dell’Airfrance oppure alle dichiarazioni di Prodi al Messaggero di essere stato intercettato in qualità di Primo Ministro già 10 anni fa: «Il suono della mia voce era stato inserito nel grande cervello e quindi ogni mia conversazione veniva automaticamente registrata da qualsiasi apparecchio telefonico fosse generata». Immagino che divertimento sbobinare. Lo spionaggio in fin dei conti è come l’autoerotismo, tutti lo fanno nessuno lo dice, l’unico guaio è che se ti beccano con le mani nel sacco c’è un grande imbarazzo e soprattutto un prezzo da pagare. Gli USA probabilmente pagheranno un conto salato ma nel frattempo circolare gente! non c’è niente da vedere, son burle fra amici, anzi, amiconi. Alla fine della fiera solo un tarlo mi gira per la testa: visto il periodo di riferimento delle intercettazioni, quanti e quali nuovi processi saranno avviati negli USA a carico dell’ex premier Silvio Berlusconi? Dannato complotto comunista hai contagiato anche la terra della libertà!!!

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