Teatro. Salvo D’Acquisto: un Eroe semplice

Da giovedì 12 a sabato 14 dicembre al Teatro Manhattan andrà in scena “Salvo D’Acquisto: un Eroe semplice” racconta la decisione compiuta settant’anni fa dal giovane vicebrigadiere – oggi nominato Servo di Dio e M.O al Valor Militare – di accusarsi di un attentato non commesso e consegnarsi alle SS per evitare l’uccisione di 22 civili innocenti.

Dall’arrivo a Torrimpietra, un paesino vicino Roma, a quel 23 settembre 1943 che lo vide scegliere il martirio. Racconta di un ragazzo che ha sogni, speranze, desideri e una grande umanità sotto la serietà del suo ruolo di carabiniere. Ruolo che non è solo quello di garante dell’ordine e della giustizia ma anche simbolo di una Nazione che, pur nel dramma della guerra, comunque resiste almeno nel coraggio e nel senso del dovere dei suoi servitori in divisa.

Attraversando i grandi momenti della Storia – il bombardamento di S. Lorenzo, la caduta del Fascismo, l’Armistizio – mediati dall’animo e dalla realtà di un “piccolo paesino sconosciuto alla mappa dei grandi ma non così lontano da non sentire il dolore delle loro scelte” e quelli più intimi – la fuga in un libro, i sentimenti che nascono, il dolore straziante di una perdita – Salvo D’Acquisto si mostrerà certo come un Eroe – Medaglia d’Oro al Valor Militare –, certo come un puro – così religioso e permeato dalla sua fede nelle parole così come negli atti che è in corso la causa di beatificazione – ma anche come un uomo con i suoi imbarazzi, i suoi desideri – “e poi il sapore del caffé in bocca mi ricorda casa” – il suo desiderio di tranquilla normalità – “manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far ridere me, manda qualcuno che sappia farmi essere in pace quando poso, ma non spengo, questa fiamma come io provo e spero di rendere sereni e sicuri gli altri”-.

Salvo D’Acquisto aveva tutto da perdere. Tranne se stesso. Forse la scelta è stata facile, forse  è stato facile dire “sono stato io” mentre dentro moriva di paura e di voglia di vivere. Però quel grido, interrotto dalla mitraglia, “Viva l’Italia” non può e non deve essere solo un epitaffio ma motore di una rinascita.

“Tutte le storie sono storie d’amore” e anche se questa non finisce con il rumore delle campane in festa eppure qualcosa di bello lascia ed insegna. Perché raccontare a settant’anni da quella vicenda questa storia?

Certo perché c’è molto da dire, certo perché è giusto ma soprattutto perché un vecchio poeta diceva “rendi forti i vecchi sogni perché questo mondo non perda coraggio”. Altro motivo veramente non c’è.

Testo e regia di Emanuele Merlino

Con: Giuseppe Abramo, Ottavia Orticello; Paolo Ricchi.

Da giovedì 12 a sabato 14 dicembre alle ore 21 presso il Teatro Manhattan – Via del Boschetto 58.

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