Wine Kit: Eno Fai da te

«Si è sapienti quando si beve bene: chi non sa bere, non sa nulla» diceva Nicolas Boileau ed è la stessa cosa che mi sento di dire, a chiunque abbia comprato almeno una volta nella sua vita un Wine Kit.

Per “Wine Kit“ intendiamo delle box che contengono assieme ad uno “sciroppo” d’uva, degli elementi chimici come fosfato, solfiti, bentonite che, dopo circa 5 settimane, fanno si che si ottenga come nelle migliori rappresentazioni dell’Ultima Cena in Jesus Christ Superstar, quello che vogliono farci scambiare per vino di qualità.

Grazie a questi “equipaggiamenti” del mestiere il fantomatico produttore artigianale di città potrà produrre una trentina di litri di Amarone, Barolo, Prosecco o anche Chardonnay alla pera, con soli 30-40€; ma vera ironia di questi Kit, sono i consigli al “produttore”: «conservare in un luogo fresco ed asciutto», «il vino rosso va aperto qualche ora prima di servirlo a temperatura ambiente», «un bel bicchiere di vetro valorizza al meglio le caratteristiche del vino per cui è opportuno impiegare tale bicchiere per il produttore, padrone di casa, e il bicchiere di plastica per gli altri consumatori, in modo da non correre il rischio che gli ospiti siano troppo entusiasti e ne chiedano altro».

Potreste pensare che sia tutto uno scherzo ma purtroppo non lo è.
Sono già molti anni che questa piaga ci colpisce e non fa altro che denigrare e rovinare la tradizione enologica italiana da parte di aziende estere che speculano sulla fatica e sul nome di tanti nostri produttori.

Partito dall’America, già denunciato dallo storico TG satirico delle reti Mediaset, Striscia La Notizia, il fenomeno è arrivato anche in Europa, dove la società Vinland, che vende i suoi prodotti con marchi come Cantina e Doc’s, produce e commercializza oltre 140mila di questi “preparati” all’anno; nell’ultimo periodo anche grandi siti di e-commerce mondiali come Amazon ed eBay, hanno allungato la mano a questo mercato.

La vendita dei Wine Kit, già sottoposta all’attenzione del Parlamento Europeo, grazie anche all’interrogazione parlamentare dell’Eurodeputato leghista Giancarlo Scottà, in merito alla contraffazione in Regno unito del Made in Italy (“Counterfeit italian-made products: powered wine on sale in the UK”), ha reso possibile l’intervento dell’Interpol che ha messo al bando questi box nei paesi britannici.

Il commissario all’Agricoltura europeo Dacian Ciolos è intervenuto così: «La commissione UE ha contattato tutte le autorità italiane e britanniche affinché vietino immediatamente la commercializzazione dei “wine kit” e mettano in pratica i provvedimenti necessari a prevenire qualunque uso illecito delle denominazioni DOP e IGP» e continua affermando «in definitiva vogliamo che venga garantito un mercato più trasparente, orientato al concetto di reciprocità delle regole commerciali, per favorire la prospettiva di una maggiore convergenza a livello internazionale degli standard qualitativi applicati dalla UE, in modo da tutelare gli operatori delle filiere DOP e i consumatori».

L’Unione Europea si è inoltre scagliata contro i siti di e-commerce, intimandole a togliere questi prodotti dal mercato per non incorrere in multe e sanzioni.

Si spera che presto il fenomeno diminuisca e che giustizia sia fatta, ricordando il caso del consorzio del Barolo che vinse la causa in Brasile contro una multinazionale della cosmesi che produceva il profumo “Barolo Reserva Special” confezionato in piccole barrique.

Concludendo, mi rivolgo agli aspiranti produttori viniferi: “La vita è troppo breve per bere vini mediocri” – Goethe.

 

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