Il fattore campo: l’importanza dello stadio di proprietà

Il calcio italiano mai come nell’ultimo decennio si trova a pagare un gap in costante crescita con i top club del calcio europeo. Gap che si traduce in una grossa differenza di ricavi che non fa altro che allontanare i top players  e far perdere appeal al nostro campionato.

Una delle maggiori voci di ricavo che un club dovrebbe attenzionare è quella legata ai proventi sullo Stadio di proprietà. In Italia la situazione è deprimente. La mancanza di investimenti in infrastrutture e servizi, un management poco lungimirante, le difficoltà burocratiche, amministrative e finanziarie e una normativa in perenne fase di approvazione comportano una gestione quasi fallimentare degli stadi italiani che come conseguenza diretta allontana progressivamente gli spettatori. Allo stato attuale gli stadi sono di proprietà dei Comuni, o del Coni come l’Olimpico di Roma. Le squadre li utilizzano a fronte del pagamento di canoni di locazione che sono sempre più spesso integrati da accordi di compartecipazione nella gestione dei costi di manutenzione. La redditività è trascurabile e il tasso di riempimento è tra i più bassi d’Europa. Quindi mentre negli altri paesi lo stadio diventa una fonte primaria di fatturato grazie ad una gestione profittevole degli spazi interni ed esterni dell’impianto, con l’integrazione di aree di pertinenza da destinare ad usi compatibili, strutture commerciali, per il tempo libero e turistico-ricettive, in Italia rappresenta sostanzialmente un costo con le varie spese di gestioni, pagamento di concessioni o di canoni di locazione. Sarebbe opportuno rivisitare totalmente il concetto stesso di stadio in un’ottica più moderna, come luogo d’incontro, che possa soddisfare una serie di utenze distinte tra loro, proponendo un’area che possa essere utilizzata sette giorni su sette e che sia sinonimo di sicurezza, comodità e di ampiezza dell’offerta. Ad oggi lo Juventus Stadium, inaugurato nel 2011 e primo impianto italiano di concezione moderna e struttura avveniristica, è un oasi nel deserto. Questi oltre ad essere uno degli impianti più avanzati a livello mondiale è diventato uno dei simboli architettonici della Torino contemporanea. In Italia l’altro stadio di proprietà del club è il Friuli di Udine (in fase di ristrutturazione). Puntare solo sugli introiti dei diritti Tv, come avviene nel nostro calcio, non basta, i club devono necessariamente ampliare i loro orizzonti e guardare alle più ambiziose realtà europee. La nuova costruzione dello Stadio, ha permesso all’Arsenal di vedere i propri ricavi crescere di 66.5 milioni di sterline, la creazione di circa 9000 posti di categoria premium che hanno determinato un aumento dei ricavi pari al 35% e di incrementare i posti disponibili, la cui percentuale di riempimento è del 91% (in Italia il dato si attesta intorno al 55%). Se consideriamo che il Manchester United percepisce dal proprio impianto circa il 35% del fatturato annuo ed il Real Madrid appena sotto il 30% a fronte del 15/16 % di Milan ed Inter ci rendiamo immediatamente conto che se al più presto non ci sarà una forte inversione di tendenza il baratro in cui sta sprofondando il calcio italiano rischia di diventare sempre più profondo.

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