Generazione 500 euro in nero

Quando si parla di fuga di cervelli un’immagine ci viene subito mente: giovani laureati italiani super specializzati, geni della medicina e della fisica quantistica che prendono un aereo per andare all’estero dove verranno valorizzati.

Secondo dati dell’ambasciata e dal consolato d’Italia nel Regno Unito, un aereo ogni due giorni arriva a Londra pieno di giovani immigrati italiani, che cercano lavoro. Con una stima che supera il mezzo milione di giovani e mezzo che vivono ormai nel oltre la Manica.

Ma noi non vogliamo parlare di ricercatori geniali, anche perché sicuramente su quell’aereo c’è di tutto: ragazzi che lavoreranno nella city ma anche tanti muniti di un semplice diploma che accettano il lavoro più umile nei ristoranti pur di guadagnare quello che da noi ormai appare come un miraggio. Molti probabilmente non rimarranno neppure nella capitale ma si sposteranno nelle province, in piccoli centri o in Scozia e Galles. C’è una generazione che vuole lavorare, che non vuole guadagnare 900 euro lordi o 500 netti a nero.

Nel 2009 un film di Massimo Venier, “Generazione 1000” euro,  fotografò bene la realtà di quel momento. Fatta di  fuori sede precari, fuori corso o laureati in gamba con contratto a tempo determinato che possono sfiorare quota 1000 euro appunto. Ora anche quella cifra sembra inarrivabile per molti. Stiamo pagando ora le conseguenze di una crisi che nel 2010 si stava iniziando ad affacciare anche da noi. Uno dei personaggi del film , interpretato da Francesco Mandelli si stupiva del fatto che qualcuno lasciasse una grande città per tornare in Molise.

Vogliamo partire proprio da qui e raccontare le storie di chi dopo gli studi e vari tentativi lavorativi andati a vuoto torna nel paese di origine, o chi semplicemente vuole ritornare ad una condizione e un ambiente a misura d’uomo. Ogni giorno anche se i giornali e le tv non lo raccontano migliaia di giovani rinunciano allo smog, al traffico di città come Roma  e Milano. Spesso il ritorno a casa comporta già un risparmio, senza necessariamente dover tornare a vivere con i propri genitori. Certo, soprattutto al sud il lavoro manca dicono tutti, ma perché nel resto d’Italia la situazione è forse migliore? Una commessa, specie se part time, guadagna meno di 500 euro al mese,  ma mentre a Roma un posto letto può costare proprio quei 500 euro, a Catania si possono affittare interi appartamenti. Vogliamo parlare della spesa? Nel meridione frutta e verdura te le tirano dietro o perlomeno una zucchina non costa quanto un bracciale. In molte situazioni il confine tra benessere economico e benessere psicofisico è labile. La ricerca della felicità passa anche per i ritorni. Se la grande città non offre più quelle opportunità in più, cosa dovrebbe spingere qualcuno a continuare a vivervi? A questa e altre domande proveremo a rispondere portando come esempio le storie di chi è ritornato a Casa per trovare la propria dimensione.

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