Pensioni d’oro. Nasce l’asse Renzi-Meloni

Sarebbe dovuta iniziare mercoledì in Commissione Lavoro alla Camera la votazione sugli emendamenti al testo base sul taglio delle pensioni d’oro, ma si è preferito rimandare. Concordi tutti i componenti della Commissione, compresa la prima firmataria della proposta di legge che è stata adottata come testo base, Giorgia Meloni.

Come riferisce l’agenzia di stampa Public Policy la capogruppo di Fratelli d’Italia, che del tema ne ha fatto una battaglia sin da quando era ministro della Gioventù, in Commissione ha replicato a chi chiedeva più giorni per la discussione che è “possibile ipotizzare un rinvio dell’esame degli emendamenti, purché questo sia limitato a qualche giorno e non impedisca la ripresa dell’iter fin dagli inizi della prossima settimana”, come si legge sul bollettino di Montecitorio. Altri, come Ncd, hanno invece chiesto più tempo per licenziare il testo “in tempi ben più lunghi di una sola settimana”, affinché l’intesa sia “su un testo efficace e coerente, che abbia effettive speranze di giungere sino alla fine del percorso parlamentare”, ha detto Sergio Pizzolante. D’accordo sul rinvio anche il presidente della commissione Cesare Damiano, Pd, e la relatrice Marialuisa Gnecchi, collega di partito, che si è “riservata di prospettare, in qualità di relatore, eventuali proposte emendative che possano registrare la condivisione dei gruppi”. L’esame degli emendamenti è rimandato a martedì prossimo  e il presidente Damiano ha già anticipato che sarà solo allora che prenderà in considerazione la riapertura dei termini per la presentazione di ulteriori modifiche. L’eventuale presentazione di nuovi emendamenti allungherebbe la discussione della proposta in Commissione e rischia di far slittare l’arrivo in Aula, già calendarizzato per il 27, fra meno di dieci giorni.

 Nel frattempo si registra l’apertura del Partito democratico. Ieri su Twitter la leader di FdI ha cinguettato: “Interessante disponibilità del Pd sulla proposta di Fratelli d’Italia contro le pensioni d’oro”. Il segretario Pd Matteo Renzi poche ore prima aveva annunciato, sempre su Twitter, “una posizione unitaria del Pd nelle prossime ore, con una soluzione che sia tecnicamente percorribile”. L’incontro di oggi tra Meloni e Renzi – all’ordine del giorno le riforme e la legge elettorale – , ha confermato che sono in corso interlocuzioni tra Pd e FdI per un accordo attorno alla proposta del movimento di centrodestra. “Ho trovato il segretario del Pd disponibile e comprensivo sulla necessita’ di porre mano alla questione”, ha spiegato Meloni al termine del colloquio con il segretario del Pd, al quale hanno partecipato anche Guido Crosetto e Ignazio La Russa. “Gia’ ieri nella discussione in Commissione avevo registrato un cambiamento nelle posizioni del Pd – ha riferito – Renzi si e’ detto disponibile a trattare in merito della questione. Ora spero di avere da lui risposte positive. Credo anche che sia segno di un nuovo modo di fare politica l’idea che un partito possa votare un provvedimento giusto anche se e’ stato proposto da un’altra forza politica”. La proposta di FdI prevede che per le pensioni superiori a 10 volte la minima (circa 5 mila euro) la quota che eccede superiore a 5 mila sia ricalcolata con il sistema contributivo. Quindi la pensione sarà erogata oltre i 5 mila euro solo se i contributi risultano versati, com’è con il nuovo sistema contributivo. Ed è proprio sulle differenze tra i due sistemi pensionistici, contributivo e retributivo, che ruota la proposta Meloni che non dovrebbe così essere, nell’intento dei proponenti, stoppata dalla Corte costituzionale che ha bocciato il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro introdotto dal governo Berlusconi. “La nostra proposta non è incostituzionale perché ricalcola le pensioni con il contributivo, il sistema contributivo è costituzionale? Questo dobbiamo domandarci. Se il sistema contributivo non è mai stato dichiarato incostituzionale perché il ricalcolo dovrebbe esserlo?” aveva spiegato Meloni martedì in conferenza stampa. Il problema è generazionale e di cassa, secondo Fdi, per questo serve un riequilibrio del sistema: “Oggi ci sono milioni di italiani che stanno pagando i contributi non per la propria pensione ma i privilegi di qualcun altro – ha aggiunto Meloni – Ci sono persone che in ragione della loro età hanno nello stesso Paese trattamenti diversi”. Sono circa 300 mila le persone che prendono una “pensione d’oro” per un costo annuale di 15 miliardi di euro.

 

 

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