Ucraina divisa tra europeisti e filo russi

Monaco di Baviera, la città delle conferenze importanti nelle quali, tante volte, si sono discusse le sorti del mondo.

La Germania, il paese che più di  qualunque altro ha conosciuto i risvolti della politica dei due blocchi contrapposti  sa cosa significa vivere “al confine”, quello tra il mondo libero e il mondo delle decisioni imposte con la forza e i carri armati.  Oggi quella linea divisoria, in Europa, sembra essersi spostata più ad est, in Ucraina e le tensioni tra mondo occidentale e Russia hanno un po’ il sapore amaro della Guerra Fredda.

In questi giorni alla Conferenza sulla sicurezza si sono incontrati i Ministri degli Esteri europei, gli Stati Uniti, la Russia e i rappresentanti della NATO. Accuse reciproche, neppure particolarmente velate. Da un lato Lavrov, Ministro degli Esteri della Federazione russa che ha accusato l’UE e gli USA di fomentare le rivolte in Ucraina per sottrarre il paese all’influenza di Mosca. Dall’altro lato Kerry e Van Rompuy. Il Segretario di Stato americano sostiene palesemente che a Kiev si combatte una battaglia fondamentale per la democrazia, che i manifestanti chiedono di poter decidere del proprio futuro senza imposizioni e lancia un messaggio chiaro: “Noi non ce ne siamo andati e non ce ne andremo dall’Europa. Non ci stiamo disimpegnando..”, giusto per fugare ogni dubbio. Van Rompuy, Presidente dell’Unione Europea ribadisce che Bruxelles non ha intenzione di ritirare la proprio proposta e sostiene che il futuro dell’Ucraina sia all’interno dell’UE. Gli oppositori del Governo ucraino hanno manifestato a Monaco dichiarando che si aspettano  che il sostegno ricevuto da parte dell’UE  fin ad ora continui ad arrivare, poiché per poter costruire un’Ucraina moderna il paese non può che essere europeo. La Ashton, capo della diplomazia dell’Unione Europea, dal canto suo ha incontrato Ianukovic, Presidente ucraino ribadendo che l’Europa sosterrà le riforme economiche e politiche in Ucraina, anche quelle relative alla modifica della Costituzione al fine di ridurre i poteri del capo dello Stato, come richiesto dall’opposizione.

 Kiev brucia. Il popolo si ribella, sogna la libertà e la possibilità di scegliere il cammino da intraprendere.

Ovest contro Est. Sembra di essere a Praga, a Budapest. Eppure qualche dubbio sorge legittimamente. Ci si chiede come sia possibile che nel momento esatto in cui così tanto stanno soffrendo gli Stati membri dell’UE, dall’Irlanda alla Francia,dall’Italia alla Grecia e proprio quando molti popoli aspirano ad uscire dalla zona Euro e a riacquistare pienamente la propria sovranità economica e politica, a poche ore di volo da Roma o da Dublino ci sia chi sostiene anche violentemente l’imprescindibilità dall’ingresso nella UE come condizione primaria per lo sviluppo del paese. Il rischio è quello di sempre, che siano i popoli a rimetterci e ad essere incoscientemente pilotati, in un senso o in un altro, dal gioco geo-politico delle grandi potenze. Putin, forse fa più “paura” di quanto l’America e l’Europa siano disposte ad ammettere. Corsi e ricorsi storici.

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