Quentin Tarantino: poliziottesco cercasi

A 51 anni, e a 20 da “Pulp Fiction”, la poetica dell’ex-cattivo ragazzo del Tennessee è ancora intatta?

Madsen Keitel Buscemi Le iene
Madsen Keitel Buscemi Le iene

“Se mi spari solo in sogno è meglio che ti svegli e mi chiedi scusa” dice ridendo Harvey Keitel a Michael Madsen all’inizio de “Le iene”. La battuta è tratta dal romanzo poliziesco “Cane mangia cane” di Eddie Bunker, ex-rapinatore divenuto scrittore. Nella stessa scena, Eddie Bunker è lì, seduto allo stesso tavolo, nella parte di Mr. Blue. Prima del bagno di sangue finale, il capo banda annuncia ai superstiti della rapina che gli altri sono morti. “Mr. Blue è morto?” “Più morto di Dillinger”. L’attore che ha questa battuta è Lawrence Tierney, che nel 1945 è diventato famoso proprio interpretando il gangster John Dillinger.

David Carradine in Kung Fu
David Carradine in Kung Fu

Nel cinema di Quentin Tarantino la citazione non è un vezzo. E’ una ragione di vita, oltre che una precisa scelta stilistica. Il suo non è cinema d’azione, non servono ritmi sincopati né montaggi frenetici. La conoscenza con buoni e cattivi si fa a tavola o in macchina, mentre si chiacchiera del più e del meno, di hamburger, mance o delle hits di Madonna. Per incasellare Tarantino in una definizione è stato necessario ripescare un vecchio termine della cultura pop, molto in voga tra le due guerre: “Pulp”, (polpa, materia informe) usato per indicare la letteratura di genere, “a buon mercato”, i “b-movies”, i fumettacci polizieschi o d’avventura stampati su carta grezza, lontani dalla cultura “alta” ma molto amati dal pubblico.

Silva-Strode La mala ordina 1972
Silva-Strode La mala ordina 1972

All’inizio degli anni ’90, Quentin riesce a sintetizzare questo bagaglio pop, sublimandolo in un caleidoscopio multiforme di citazioni e giochi cinefili.

E’ notevole il debito di ispirazione verso il cinema italiano degli anni ’70. Tarantino ha dichiarato più volte, ad esempio la sua ammirazione per Lucio Fulci. La celebre sequenza del taglio dell’orecchio ne “Le iene” lascia trasparire, o meglio lascia sentire, delle assonanze con la scena di “Non si sevizia un paperino” in cui Florinda Bolkan viene linciata perché accusata di essere un’infanticida. Entrambe le sequenze infatti si consumano mentre una radio diffonde note di musica leggera totalmente estranee alla mostruosa violenza che si sta svolgendo.

Pulp Fiction
Pulp Fiction

Così come i personaggi di John Travolta e Samuel L. Jackson in “Pulp Fiction” sembrano decisamente parenti stretti di Henry Silva e Woody Stroode in “La mala ordina”, poliziesco del 1972 di Ferdinando Di Leo. Sempre riguardo alla sua opera seconda, difficile non sospettare che Tarantino si sia lasciato influenzare, inventando il pugile suonato Bruce Willis, dal gangster in disarmo Gastone Moschin in un altro grande noir di Di Leo, “Milano calibro 9”.

Un bacio e una pistola 1955
Un bacio e una pistola 1955

Allo stesso modo è forte anche il gioco di citazioni verso il noir e il thriller americano. Il film preferito in assoluto di Quentin è “Un bacio e una pistola” (1955) di Robert Aldrich, in cui l’intreccio ruota attorno ad una misteriosa valigetta che, se aperta, emana uno strano bagliore. Come la ventiquattrore che farà attraversare mille peripezie a Jules e Vincent in “Pulp Fiction”.

Quentin Tarantino nasce a Knoxville, Tennesse, il 27 marzo 1963. Il suo nome è una citazione: sua madre Connie ha voluto chiamarlo come il personaggio di Burt Reynolds in “Gunsmoke”, il suo telefilm preferito. Papà Tony li abbandona quasi subito; il piccolo Quentin si trasferisce con la madre a Los Angeles. Non è esattamente un bambino modello. Gli amici dell’epoca dicono che è un miracolo che non sia finito male. A 15 anni si fa arrestare per aver rubato in un negozio il romanzo “The Switch” di Elmore Leonard. Nel 1998, da “Rum Punch” di Leonard, trarrà “Jackie Brown”.

Lawrence Tierney in Dillinger (1945)
Lawrence Tierney in Dillinger (1945)

Nel 1984 inizia a lavorare in una videoteca. Nel 1987 scrive “Una vita al massimo”. Sarà diretto nel 1993 da Tony Scott e Quentin si dichiarerà sostanzialmente soddisfatto del risultato. Nel 1989 deposita lo script di “Assassini nati”, acuta riflessione sul potere dei media di glorificare anche i criminali, che Oliver Stone trasformerà, nel 1994, in un’allucinata e paranoica invettiva politica. Tarantino rinnegherà la sua opera.

Da commesso alla “Video Archive” di Manhattan Beach, si appassiona, tra i tanti generi, anche alla Nouvelle Vague. La sua società di produzione in seguito si chiamerà “Bande à part”, come l’amatissimo noir di Jean-Luc Godard. Altri due film che lo colpiscono profondamente: “Au revoir les énfants” di Louis Malle (che lui storpia in “Reservoir film”) e “Straw dog” (Cane di paglia) di Sam Peckinpah. Nel 1991 Quent esordisce finalmente alla regia con un suo copione scritto in tre settimane: “Reservoir dogs”, che da noi diventerà “Le iene”. Il film, concepito con l’amico Steve Buscemi (che sarà uno strepitoso Mr. Pink…), viene realizzato con la produzione esecutiva del santo protettore dei registi squattrinati, Harvey Keitel.

Bastardi senza gloria
Bastardi senza gloria

Tarantino è il primo grande autore appartenente alla generazione che non ha visto il cinema solo sul grande schermo. Questo influenza molto il suo stile e la sua concezione dei tempi cinematografici. Visto in vhs, sul televisore, il ritmo del film può essere alterato, decelerato, sincopato, bloccato.

A tratti, nell’universo tarantiniano cinema e tv si fondono irrimediabilmente, come con la scelta di Pam Grier, eroina del cinema black e star della televisone anni ’80, per il ruolo di “Jackie Brown”. O per l’inserimento di David Carradine, protagonista della serie “Kung Fu”, e di Sonny Chiba in quel supremo atto d’amore verso il cinema di arti marziali che è “Kill Bill”.

Nello stesso film, la musa n. 1 di Tarantino, Uma Thurman, insieme a Daryl Hannah e Lucy Liu, sembra quasi formare una versione oscura e criminale delle “Charlie’s Angels”.

Ma Quentin Tarantino è ancora se stesso? Non tutti i suoi ultimi film, per la verità, sono  stati memorabili, come l’inguardabile “A prova di morte”. Sotto la scorza truculenta e l’istrionismo di Brad Pitt in “Bastardi senza gloria” (un titolo ancora una volta preso in prestito dai nostri anni ’70, “Inglorious basterds” di Enzo G. Castellari), quasi nessuno ha voluto riconoscere la volontà di omaggiare l’amata Nouvelle Vague.

Christoph Waltz Jamie Foxx Django Unchained
Christoph Waltz Jamie Foxx Django Unchained

I riferimenti al cinema italiano di “Django unchained”, a partire da titolo e colonna sonora, sono talmente evidenti da non avere bisogno di essere sottolineati. Anche qui Tarantino si diverte a sfogare il suo gusto per la citazione televisiva, inserendo nel cast Bruce Dern, Tom Wopat (Luke Duke di “Hazzard”) e la star di “Miami Vice” Don Johnson.

Eppure qualcosa sembra non quadrare più. L’intuizione originale di Tarantino

Kill Bill
Kill Bill

che fece in modo che il cinema successivo non fosse più lo stesso, non sembra più vivida come un tempo. I suoi primi film, diciamo fino a “Jackie Brown”, erano in apparenza “normali”, non avevano fretta di spiazzare lo spettatore. Normali scenografie, normali costumi, normali (a prima vista) i personaggi, i dialoghi inizialmente possono sembrare fatui. Ci pensa poi la sceneggiatura, prendendosi tutto il tempo che occorre, a far esplodere “dall’interno” tutti i codici cinematografici. Da “Kill Bill”, qualcosa cambia: i film, girati con maggiore larghezza di mezzi, si fanno pirotecnici, colorati, sfacciati, denunciando la propria natura fumettistica fin dal primo fotogramma. E il gioco funziona di meno.

Sarebbe bello se Quentin, da poco entrato ufficialmente nel suo secondo mezzo secolo, facesse un grande regalo a tutti i suoi fan della prima ora, con un altro noir vintage a basso costo. Si era parlato, ad esempio, di un progetto per un “prequel” di “Le iene” e “Pulp Fiction”, in cui si scopre che il Mr. Blonde di Michael Madsen e il Vincent di John Travolta sono fratelli (i due personaggi hanno lo stesso cognome: Vega). Cercasi pulp disperatamente.

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