Phyrtual, la scuola dove l’innovazione è stampata in 3D

“Chiunque, uno studente o un artigiano, può venire qua con il proprio progetto e stampare l’oggetto che gli occorre”. Saverio Silli è un maker giovane e intraprendente.

Quando arrivo all’Innovation Gym di via del Quadraro 102 è alla sua postazione computer, intento a ultimare il disegno di un oggetto prima che questo vada in stampa. Mi mostra le macchine, mi spiega i processi, mi invita a provare. “E’ facile”, mi dice.

A Phyrtual l’innovazione ha trovato la sua casa, o meglio: la sua palestra. Qui le stampanti laser e i robot programmati dai bambini scandiscono la corsa veloce verso il futuro. Dalla teoria alla pratica il passo è breve. Dal problema si passa subito a uno scenario di soluzione. Protagonisti sono i bambini. “Il nostro obiettivo – mi spiega Alfonso Molina, direttore scientifico dell’Innovation Lab – è far in modo che i nostri ragazzi inizino a pensare a come risolvere le questioni del mondo. A come trasformare una difficoltà in una possibilità”.

Phyrtual è un laboratorio open, in cui la pratica è il valore di un’eccellenza unica sul territorio romano. Ma è anche una scuola di teoria. Teoria di cosa? “Della vita – sottolinea più volte il professor Molina -. I nostri valori, i valori di Fondazione Mondo Digitale, che ha voluto fortemente questo progetto, sono nelle cose che facciamo”.

A Phyrtual si fa innovazione per il sociale. E i presupposti per diventare un esempio da seguire ci sono tutti. La Palestra, infatti, ha degli insegnanti specializzati, degli spazi adatti nei quali sviluppare un prodotto dall’ideazione alla produzione. E, soprattutto, si è dotata tutte le macchine che il Center for Bit and Atoms del MIT di Boston consiglia per sviluppare un FabLab. In sostanza è un centro dove il progresso culturale e l’innovazione viaggiano spediti.

Il FabLab è aperto a tutti. Tra le macchine di ultime generazione, non manca qualche cacciavite e alcuni martelli, a dimostrazione che il “virtual”ha bisogno sempre del “physic”. Concludo la mia chiacchierata con Saverio. Mi dice che il suo sogno è che tra cinquant’anni, quando avremo bisogno di un pezzo di ricambio per la nostra lavatrice rotta, andremo in un FabLab a produrcelo da soli. In realtà, speriamo che questo avvenga molto prima.

A cura di Lucio Perrotta.

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