La mafia uccide Peppino Impastato

Il 9 maggio 1978 a Cinisi, un paese a 30 km da Palermo, moriva assassinato Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino, giornalista, attivista e poeta italiano.

Giuseppe Impastato nasce a Cinisi, in provincia di Palermo il 5 gennaio del 1948 da una famiglia di mafiosi. I suoi rapporti con il padre non erano buoni e ancora giovanissimo Peppino fu cacciato di casa e inizia l’attività politico-culturale contro la mafia. Nel 1965fonda il giornalino L’idea socialista e aderisce al PSIUP e nel 1976 costituisce il gruppo Musica e cultura, che svolgeva attività culturali di vario genere. Sempre nel1976 fonda Radio Aut, radio lautofinanziata, con cui denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini. Il bersaglio preferito è don Tano Badalamenti, l’erede di Cesare Manzella nonché l’amico di suo padre Luigi, soprannominato Tano Seduto. La reazione di don Tano Badalamenti fu quella di convocare il padre di Impastato e di minacciarlo; “tuo figlio la deve smettere, altrimenti lo ammazziamo”. Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale; Peppino Impastato è stato ucciso dilaniato da una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sulla ferrovia Palermo-Trapani, così che apparisse un suicidio. All’inizio le indagini furono deviate e le prove alterate ma nel 1988 finalmente il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Gaetano Badalamenti. Poi però l’inchiesta viene archiviata e ci vorranno altri 7 anni perché Badalamenti venga effettivamente processato inchiodato da un pentito mafioso di Cinisi, Salvatore Palazzolo. Gli esecutori materiali di quell’omicidio non sono mai stati condannati.

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