Nasce Giovanni Falcone

Il 18 maggio 1939 nasceva a Palermo Giovanni Falcone, uno fra gli eroi simbolo della lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale

Giovanni Falcone nasce a Palermo il 18 maggio 1939 da Arturo, direttore del laboratorio chimico provinciale e da Luisa Bentivegna. Giovanni conseguì la laurea in Giurisprudenza nel 1961 con 110 e lode, con una tesi sull’Istruzione probatoria in diritto amministrativo, discussa con il professore Pietro Virga. Nel 1964 vince il concorso in Magistratura e nel 1965 a soli 26 anni diventa Pretore di Lentini. Dal 1966 per dodici anni fu sostituto procuratore e giudice presso il tribunale di Trapani e in questi anni iniziò ad appassionarsi al diritto penale. Dopo l’uccisione del giudice Cesare Terranova, Falcone accettò la proposta del consigliere istruttore Rocco Chinnici di passare all’Ufficio istruzione della sezione penale. Nel 1980 Chinnici gli affidò l’inchiesta contro Rosario Spatola, un costruttore edile palermitano, incensurato  che doveva la sua fortuna al riciclaggio di denaro frutto del traffico di eroina dei clan italo-americani, guidati da Stefano Bontade, Salvatore Inzerillo, Carlo Gambino. Approfondendo questo caso Falcone si trovò ad affrontare anche la criminalità statunitense, rivelando i collegamenti tra mafia americana e siciliana. Il 6 agosto dello stesso anno (1980) fu ucciso il procuratore capo di Palermo Gaetano Costa e subito dopo assegnarono la scorta a Falcone. Il 6 giugno 1983 Rosario Spatola fu condannato, insieme con 75 esponenti della cosca Spatola-Gambino-Inzerillo, a dieci anni di reclusione ma sarebbe stato arrestato a New York dall’Fbi, in collaborazione con la polizia italiana, solo nel 1999. In questi anni Falcone maturava esperienza e capiva come sempre di più per perseguire i mafiosi era necessario avere una visione più ampia e più organica delle situazioni; era necessario avviare indagine patrimoniali e bancarie non solo in Italia ma anche oltreoceano per perseguire i reati mafiosi; questo metodo fu universalmente riconosciuto come Metodo Falcone. Il 29 luglio 1983 il consigliere Chinnici, a capo del team di magistrati di cui fanno parte Falcone, Barrile e Paolo Borsellino, fu ucciso con la sua scorta in via Pipitone e fu sostituito da Antonino Caponnetto che costituirà quello che verrà chiamato “pool antimafia”. Le inchieste avviate da Chinnici e portate avanti dalle indagini di Falcone e di tutto il pool portarono così a costituire il primo grande processo contro la mafia. Il Maxiprocesso iniziò il 10 febbraio 1986 e terminò il 16 dicembre 1987. Nell’estate 1985 furono uccisi i funzionari di Polizia Giuseppe Montana e Ninni Cassarà, stretti collaboratori di Falcone e Borsellino. Si cominciò a temere per l’incolumità dei due magistrati, i quali, per motivi di sicurezza, vengono trasferiti con le famiglie presso il carcere dell’Asinara. Il 16 novembre 1987 è una data storica e insieme un momento fondamentale per il Paese, che per la prima volta inchioda la mafia; il Maxiprocesso sentenzia 360 condanne per complessivi 2665 anni di carcere e undici miliardi e mezzo di lire di multe da pagare, segnando un grande successo per il lavoro svolto da tutto il pool antimafia. Nel gennaio il Consiglio superiore della magistratura preferì il consigliere Antonino Meli a Falcone, a capo dell’Ufficio istruzione, in sostituzione di Caponnetto che aveva lasciato l’incarico. Il 30 luglio Giovanni Falcone chiese di essere destinato a un altro ufficio ma Meli lo accusa d’aver favorito in qualche modo il cavaliere del lavoro di Catania Carmelo Costanzo, e quindi scioglie il pool. I giudici Di Lello e Conte si dimettono per protesta. Un mese dopo, Falcone ebbe l’ulteriore amarezza di vedersi preferito Domenico Sica alla guida dell’Alto Commissariato per la lotta alla Mafia. Nonostante gli avvenimenti, tuttavia, Falcone proseguì ancora una volta il suo straordinario lavoro. Il 20 giugno 1989 si verificò il fallito attentato dell’Addaura presso Mondello e una settimana dopo l’attentato il CSM decide la nomina di Giovanni Falcone a procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Palermo. Nel periodo che va dal 1991 fino alla sua morte Falcone fu molto attivo cercando in ogni modo di rendere più incisiva l’azione della magistratura contro il crimine. Il 10 agosto 1991, ai funerali in Calabria del giudice Antonino Scopelliti Falcone intuisce che oramai il suo destino è segnato e confida al fratello del collega: «Se hanno deciso così non si fermeranno più… ora il prossimo sarò io». Il 23 maggio 1992, appena sceso dall’aereo che proveniva da Roma, Falcone si sistemò alla guida della Croma bianca, e accanto prese posto la moglie Francesca Morvillo mentre l’autista giudiziario Giuseppe Costanza andò a occupare il sedile posteriore. Alle 17 e 56, all’altezza del paese siciliano di Capaci, cinquecento chili di tritolo fecero saltare in aria l’auto; fu investita dall’esplosione anche l’altra auto, la Croma marrone, e morirono sul colpo gli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo. Rimasero feriti agli agenti della terza auto, la croma azzurra. Da qui inizia un’altra storia.

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