Enrico Berlinguer nacque a Sassari il 25 maggio 1922. Dal 1972 al 1984 ricoprì la carica di Segretario generale del Partito Comunista Italiano.
Negli anni Settanta, in seguito al successo del referendum per il divorzio, le forze politiche che promuovevano forti cambiamenti nella società italiana ebbero una forte ascesa. In questo clima di apertura alle riforme, fu il PCI a beneficiare di un grande successo. Nel 1968 il partito si era opposto all’intervento sovietico in Cecoslovacchia, ma fu negli anni successivi, con a capo il nuovo segretario Enrico Berlinguer che mutò in modo decisivo la sua linea d’azione. Berlinguer sostenne la necessità di raggiungere un compromesso storico, ovvero un accordo tra le forze comuniste, socialiste e cattoliche per evitare la formazione di un sistema politico autoritario. Obiettivo di Berlinguer fu anche quello di avviare quello che può essere definito eurocomunismo, ovvero propose l’avvio di una politica comune tra i vari partiti comunisti europei, in opposizione al sistema sovietico in particolare per quanto riguarda le idee di sovranità nazionale, di democrazia socialista e di libertà in campo culturale. La segreteria di Berlinguer fu caratterizzata anche dalla proposta di creare un’alleanza con il partito che in quel periodo aveva la maggioranza relativa ovvero la Democrazia Cristiana, utile a suo parare per avviare importanti riforme economiche e sociali indispensabili per il Paese. Il consenso che ottenne il PCI alle elezioni del 1975, raggiungendo una percentuale di oltre il 33% delle preferenze sia alla Camera sia al Senato, ripagò il segretario. Il successo elettorale però non fu sufficiente e non permise al PCI di participare attivamente al governo. Nel 1979 Berlinguer fu eletto come parlamentare europeo e fu proprio in occasione delle successive elezioni del 1984 che si recò a Padova a tenere un comizio. Sul palco fu colpito da un ictus che lo portò alla morte pochi giorni dopo.
