Reza Pahlavi torna al governo in Iran

Il 19 agosto 1953 viene messa in pratica l’Operazione Ajax, il colpo di stato favorito dalla CIA e dal SIS britannico, tramite cui lo Scià Mohammad Reza Pahlavi rientra in Iran

Nell’agosto del 1941 Stalin e Churchill, per facilitare il trasferimento di materiale bellico da usare contro i nazisti, si accordarono per invadere l’Iran di Reza Pahlavi che fu costretto all’esilio. Al suo posto subentrò il figlio Mohammad di ventidue anni. Nel contesto della Guerra Fredda, gli inglesi puntarono a mantenere il controllo delle risorse petrolifere iraniane e lo Scià adottò una politica filo-britannica. Nel 1951 venne assassinato il Primo Ministro che, d’accordo con lo Scià, voleva rinnovare la concessione petrolifera all’AIOC – Anglo-Iranian Oil Company. Il Parlamento elesse Mohammad Mossadeq che riuscì a nazionalizzare l’industria petrolifera. In risposta gli inglesi incoraggiarono un boicottaggio a livello mondiale del petrolio iraniano e progettarono un colpo di stato per rimuovere Mossadeq dal governo. Con l’elezione di Eisenhower, gli Stati Uniti decisero di appoggiare il piano inglese rafforzando l’autorità di Mohammad Reza Pahlavi. Lo Scià infatti avrebbe dovuto destituire e arrestare Mossadeq, ma il tentativo fallì costringendo lo Scià a lasciare l’Iran e a trasferirsi a Roma. Una manifestazione contro la nazionalizzazione delle risorse, culminò con l’assalto alla residenza di Mossadeq. La protesta divenne il 19 agosto 1953 un colpo di stato militare che, appoggiato dalla CIA e dal SIS britannico, permise il rientro trionfale del sovrano, il quale decise di non condannare a morte Mossadeq concedendogli l’esilio. La politica dello Scià puntò alla modernizzazione del paese e al consolidamento dei legami con le potenze occidentali. Oltre al suffragio femminile e al diritto di divorzio, il monarca attuò una riforma agraria che, attraverso le espropriazioni danneggiò il clero. L’opposizione allo Scià esplose nel 1978 divenendo una rivoluzione guidata dall’Ayatollah Khomeini e culminò con l’abbandono del paese da parte dello Scià, ormai malato, nel gennaio del 1979.

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