Abbronzatura prolungata grazie alle carote

C’è sempre qualcuno che ci invita a consumare carote in estate per una super abbronzatura. Con le vacanze ormai alla fine non resta che vedere il risultato

A cura della dott.ssa Sara Baiocchi, biologa

Il colore della pelle di ognuno di noi è una combinazione unica, e dipende da tre tipi di pigmenti: melanina (colore bruno), pigmenti carotenoidi (giallo-arancio), e infine il rosso dei vasi sanguigni. Il prevalere di uno o l’altro di questi pigmenti dipende da vari fattori: il nostro DNA – ossia a quale fototipo apparteniamo- l’esposizione al sole e l’alimentazione.

L’abbronzatura – “pigmentazione facoltativa” o “labile” – non è altro che una naturale difesa dell’organismo dai raggi UVA e UVB, entrambi, in diversa misura, responsabili di danni quali invecchiamento della pelle (photoaging), tumori e melanomi. L’abbronzatura è un meccanismo spontaneo, innescato dall’esposizione al sole, basato sulla funzione di protezione dai raggi UV che il pigmento melanina sa svolgere.

Si parla di due tipi o fasi di abbronzatura.

1. iscurimento immediato e transitorio (l’abbronzatura “che dura fino al lunedì” tipica della 1’ domenica all’aria aperta nel sole di maggio): la melanina già disponibile nella pelle viene solo meglio disposta tra le cellule, per proteggerci prontamente dagli UV.

2. iscurimento più duraturo – la vera “tintarella” – che comincia dopo 2-3 giorni di esposizione al sole, raggiunge un massimo dopo circa 20gg, e ci resta addosso qualche mese. Questo imbrunimento della pelle è invece dovuto a un aumento dell’attività dei “melanociti”, le cellule capaci di produrre melanina e distribuirla opportunamente nella pelle.

imagesE le carote che c’entrano? Sono ricche di beta-carotene (βcarotene) uno dei tanti “pigmenti carotenoidi” diffusi in natura, che regala il colore arancione a carote, albicocche, zucche, cachi, meloni e… e anche a te, se mangi in abbondanza questi vegetali!

Mangiando alimenti ricchi in βcarotene questo pigmento può trasferirsi nella pelle, donandole una sfumatura giallo-arancio. Il βcarotene però non ha alcun effetto sulla melanina. Un’abbronzatura associata a un buon consumo di βcarotene avrà quindi una “nuance” più ambrata… ma attenti a non esagerare. Se, anche in pieno inverno, ci prende la smania di sgranocchiare carote a tutte l’ore, rischiamo un bel colorito stile Simpson! Un consumo giornaliero particolarmente abbondante di carote o altri vegetali ricchi in carotenoidi può dare alla pelle una sgradevole accentuata colorazione giallastra, in particolare su mani e piedi – un fenomeno detto carotenodermia o carotenosi

Dunque, mangiar carote serve solo a “passarsi una mano di vernice” arancio? Tutt’altro.

Il βcarotene è un potente antiossidante, così come il licopene, un alfa-carotene che dà il colore ai pomodori, e come i carotenoidi denominati xantofille, tra cui la luteina, abbondante in spinaci, cavoli verdi, foglie di rapa e radicchio (riparleremo di antiossidanti, radicali liberi e pomodori e spinaci in uno dei prossimi articoli).

Una buona dose di βcarotene può limitare i danni legati all’esposizione al sole, perchè contrasta l’azione dei radicali liberi, in particolare quelli causati dai raggi UV! Per questo assumere βcarotene è una buona mossa, se stiamo per esporre il nostro corpo al sole.

Ricapitoliamo:

– L’abbronzatura è una naturale difesa del corpo dai raggi UV, e si basa sulle funzioni della melanina.

– Carote, whynot?  buonenso e un po’ di vanità sono ottime leve per consumare tante carote! ne ricaviamo fibre, vitamine, pigmenti che armonizzano il colorito estivo, una buona integrazione di antiossidanti utili contro i danni da UV.

– Lungimiranza – in senso stretto! I carotenoidi sono precursori della vitamina A, che ha importanti funzioni, tra cui un ruolo primario nella funzionalità della retina e quindi della nostra vista!

Infine, qualche consiglio per un’abbronzatura che sia meno aggressiva possibile:

– creme solari con filtri adeguati al nostro fototipo.

Scegliamole senza conservanti, parabeni e siliconi, come ogni altro prodotto che ci spalmiamo addosso.

carrotgirlFiltri solari di tipo chimico o fisico? Argomento dibattuto. I primi sono molecole di sintesi che si attivano in risposta alla radiazione solare, molecole che in un certo senso funzionano proprio come la melanina. Non danno garanzie di rispetto ambientale, ossia non sono chiare le conseguenze della dispersione nell’ambiente di queste molecole. Inoltre, molti filtri chimici, pure già presenti in prodotti in commercio, sono oggi sotto indagine riguardo la loro potenziale pericolosità. I filtri solari di tipo fisico funzionano in modo più semplice: si può dire che riflettono la radiazione solare, riparandoci da essa; pur utilizzati persino nell’industria alimentare; anche i filtri fisici (denominati anche “filtri minerali”, es. biossido di titanio) non sono al di sopra di ogni sospetto riguardo i loro effetti sulla salute.

– evitare una prolungata esposizione della nostra pelle al sole nelle ore centrali della giornata.E ricordiamo di proteggere i più piccoli: la loro pelle è estremamente sensibile, il loro organismo è in crescita e reattivo.

– Curare l’alimentazione:

– grassi polinsaturi omega 3 (noci, semi e olio di sesamo o di lino, soia) per mantenere la pelle giovane, sana, elastica

vitamina E: protegge i grassi polinsaturi, è inoltre antiedematica e antiinfiammatoria. La troviamo nella frutta secca (in particolare mandorle), nel germe di grano.

vitamina C: altro potente antiossidante, la ricaviamo da agrumi, albicocche, kiwi, ananas, cavoli

tanta, tanta acqua per contrastare la secchezza della pelle, sottoposta a disidratazione.

– Lettino solare e lampade? Meglio evitare! Si tratta di un’esposizione a raggi UV, sebbene in ambiente controllato. E’ valido invece il ricorso agli autoabbronzanti: basati su molecole innocue, questi prodotti assicurano un colorito bronzeo con un dispiego di tempo e denaro paragonabile alle “lampade”, ma mettendoci al riparo dai danni degli UV.

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