C’era una volta il derby

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Due ex nobili del calcio impegnate nella stracittadina che già a novembre non vale lo scudetto: è la triste storia del derby Milan – Inter

Il palcoscenico era quello giusto, il pubblico pure, quello delle grandi occasioni. Insomma gli ingredienti dovevano esserci tutti o quasi. Il quasi proprio perché il più grande dubbio riguardava la qualità del gioco e dei protagonisti in campo. Ecco già all’annuncio delle formazioni un brivido ci pervade la schiena. Zapata, Ranocchia, Muntari, Essien, Kuzmanovic, Obi…tutti insieme a coprire la zona nevralgica del campo, non osiamo pensare quale poesia calcistica da li a poco verrà recitata nella Scala del Calcio, nel tempio per eccellenza del calcio italiano. Speriamo che almeno gli interpreti più talentuosi siano in giornata di grazia, altrimenti chissà quanti degli spettatori paganti imprecheranno nell’aver “sgangiato” svariate decine di euro. Ma purtroppo i timori iniziali con lo scorrere dei minuti lasciano spazio alla cruda realtà. Un derby tra piccole squadre dal grande blasone e dal futuro a dir poco enigmatico. Nei novanta minuti saranno pochissime le trame di gioco degne di tal nome, rarità quasi assoluta tre o quattro passaggi consecutivi azzeccati. Insomma un derby tanto atteso dal pubblico, che da un lato è consapevole della forza, o meglio dalla non forza, attuale delle squadre, ma dall’altro è voglioso, passionale e soprattutto speranzoso. Insomma il voto più alto è per loro che rendono una partita dai contenuti medio/bassi in uno spettacolo che ancora attira le attenzioni dei media e di milioni di appassionati. Il manifesto del nostro calcio purtroppo è questo. Attese, speranze, delusioni e consapevolezze. Si, la consapevolezza che il nostro prodotto calcio si è svalutato e impoverito e che un big match come il derby della Madonnina in fin dei conti diventa un normalissimo incontro tra squadre mediocri alla ricerca dell’identità perduta. San Siro per prestigio, storia e tradizione merita interpreti diversi. Altrimenti sarebbe come andare al teatro La Scala di Milano e invece di assistere ad un opera di Puccini vi trovereste davanti Raoul Casadei con la sua orchestra di liscio romagnolo. Che tristezza.

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