Come restare vedove senza intaccare la fedina penale

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Quattro donne aspiranti vedove si ritrovano per raggiungere il loro scopo nella commedia frizzante, ideata da Stella Saccà per la regia di Luca Manzi, al Teatro Due di Roma

In un vecchio garage, dove sono ammucchiati alla rinfusa oggetti ormai inutilizzati e decadenti, si ritrovano quattro donne, ognuna con un carattere così spiccatamente diverso da non aver apparentemente nulla a che vedere con le altre della combriccola. Eppure è proprio dietro questa patina di apparente inconciliabilità che si scoprono più in sintonia e vicine affettivamente di quanto mai avrebbero potuto immaginare. Perché ad accomunarle sono il dolore e la sofferenza per una vita senza più i sussulti del cuore, senza più un’ombra di appagamento emotivo o sessuale. Si sentono incomprese, frustate ma soprattutto estremamente fragili. Ed è proprio da questa fragilità, dal racconto violento delle proprie esperienze che si generano sintonia e affezione. Ognuna per il caso delle altre.

vedove 1Si conoscono su internet. Facebook è il loro anello virtuale di congiungimento. Costanza (Serena Bilanceri) vive il dramma familiare di un marito che ha perso l’appetito sessuale nei suoi confronti preferendole il canale Youporn. Esasperata da una situazione che non riesce più a sopportare e ad affrontare da sola, inizia ad accarezzare l’idea di ucciderlo. Una scelta un po’ estrema ma ai suoi occhi giustificata. Così crea sul social network più popolare e diffuso al mondo un gruppo per donne desiderose di uscire dall’apatia della propria esistenza. Magari “accoppando” proprio il colpevole, ovvero fidanzati, compagni o mariti.

All’annuncio rispondono in due: Luce, un’avvenente starletta di Soap Opera interpretata da una frizzante Camilla Bianchini, e Speranza (Beatrice Aiello), un’hippy rivoluzionaria in guerra contro la società globalizzata e capitalistica. Entrambe sono rimaste vittime inconsapevoli di due cocenti delusioni: il tradimento del marito di Luce con la sua truccatrice e l’avventura di Speranza con un sedicente pittore dileguatosi subito dopo. Poi, per un errore di indirizzi, finisce nel garage anche Consuela (Stella Saccà), una donna delle pulizie  guatemalteca. Anche lei, come il resto della comitiva, non vede un futuro accanto al marito violento e sempre sbronzo.

A far da eco alla loro disperazione è un vecchio giradischi che non è più in grado di suonare una nota. Si è rotta la puntina, ovvero il suo cuore pulsante. I dischi, che Costanza conserva ancora gelosamente, sono impolverati e inutili.

Tra una confessione e l’altra, tra divertenti litigi e umane incomprensioni, architettano un piano per uccidere ognuna il marito dell’altra e rimanere così vedove senza intaccare la fedina penale. Sfruttando debolezze, manie e abitudini del partner, il piano messo in piedi sembra perfetto sennonché…  Alla fine solamente Luce trova il coraggio e la forza per portare a termine la missione, scoprendo anche che il marito di Consuela era il suo stalker.

Le altre trovano invece nella vittima designata un barlume di speranza e di riscatto dalla precedente vita. Solamente che è tutta apparenza, un flash perché ben presto, ricapitando sul solito gruppo di Costanza, si ritroveranno nel garage. Però è tutta un’altra storia: grazie alla puntina riparata da Consuela, adesso il giradischi potrà suonare. E lo farà spargendo nell’aria le dolci e struggenti note del tema “C’era una volta il West” di Ennio Morricone. Loro, le quattro donne fragili, non si sono mai scoperte così tanto forti.

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Lo spettacolo “Come restare vedove senza intaccare la fedina penale”, andato in scena al Teatro Due di Roma per ben tre settimane perché vincitore della rassegna al femminile  “Sguardi s-velati”, ci rivela un lato dell’universo femminile poco esplorato. A spiegarcelo è lo stesso regista Luca Manzi, ideatore della serie tv “Borat”: ”La commedia è per me un viaggio affascinante nell’universo misterioso delle relazioni tra donne, un mondo con cui sin dall’infanzia per forza di cose mi sono dovuto confrontare (ho cinque sorelle), ma di cui a oggi non capisco molto”.

La regia di Manzi conferisce allo spettacolo una verve e un ritmo che nell’edizione precedente forse mancavano. Le quattro ragazze sul palco hanno dimostrato di possedere tutte le carte in regola per crescere e maturare davanti alle quinte. Frizzanti e convincenti le interpretazioni di Camilla Bianchini e dell’autrice Stella Saccà, davvero spumeggiante e dai tempi comici centrati. Dovrà lavorare ancora un po’ su voce e intonazione.

Il testo, fresco e in grado di liberare attimi di pura liricità, dimostra la sensibilità della giovane autrice. Da rivedere i tempi e i ritmi di alcune scene, forse un po’ troppo statiche e lente rispetto alla strada comica intrapresa dalla pièce. Ma lo spettacolo rimane un buon prodotto e abbiamo fiducia nel futuro di queste quattro giovani interpreti.

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