Le 10 migliori start up italiane

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Progettare nuove imprese e utilizzare la rete come metodo per farsi conoscere, questo è quello che hanno fatto alcune delle start up che si sono affermate nel 2014

Un esempio è il Progetto Quid, che nasce nel 2012 e si occupa di moda etica, reinserendo donne in situazione di disagio nel mercato tessile. Il gruppo di giovani professionisti  infatti collabora con grandi marchi del Made in Italy, producendo per loro linee dedicate, etiche ed ecologiche, contribuendo a una giusta causa.

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Un altro esempio che in soli due mesi ha raccolto 2.600 iscritti è Tutored, un’altra start up che mette in relazione studenti bisognosi di ripetizioni e aiuto nello studio con tutor che impartiscono ripetizioni universitarie. Ciò va a vantaggio sia degli studenti che hanno un’ampia scelta e facilità nel trovare persone in grado di prepararli ai loro esami, sia dei tutor che sono inseriti in una rete dove è più facile trovare lavoro.

Resilia si occupa di ridurre gli sprechi di cibo, di riutilizzo di materiali e interventi in ambito cittadino. Questa idea è già utilizzata in molti paesi europei, ma in Italia è stata concretizzata da questa start up che conta 6 soci e un fatturato previsto di 500 mila euro.

Bibak è la start up che si occupa del problema della rimozione di mine antiuomo. A Febbraio partiranno i primi test sul campo scegliendo tra paesi tormentati dai conflitti, come Afghanistan, Bosnia o Mozambico.

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Dedicata alle mamme, questa start up, La Cicogna, un servizio di assistenza alle famiglie con bambini che  affianca alla semplice soluzione del trovare una persona a cui affidare i figli, alla babysitter-taxi, che si occupa di tutti gli spostamenti dei piccoli, all’aiuto nei compiti o all’organizzazione delle feste di compleanno. A marzo 2015 è prevista un’espansione a livello nazionale dell’offerta tramite un’app che localizzerà la babysitter con il piccolo più vicino bisognoso d’aiuto.

Per i meno appassionati alla matematica,Redooc, ha pensato un piano di studi con lezioni e esercizi appositi per chi soffre la materia. Il costo è di dieci euro al mese per poter accedere a tutto il materiale presente online per colmare le lacune dello studente.

Heritage ha come obiettivo quello di mantenere l’identità e tutelare la memoria collettiva. Il gruppo torinese con un fatturato di 80.000 euro l’anno si occupa della sostenibilità e la ricerca per il futuro.

L’ottava start up innovativa del 2014 èMHC, composta da 7 soci, si occupa di urbanistica partecipata. Ricostruire la città grazie ad una pianificazione interattiva della città.

Qurami si occupa invece di risolvere il problema delle code inutili che fanno perdere molto tempo nei vari uffici. il gruppo romano dal 2010 ha dato una soluzione a questo creando un’applicazione per smartphone e tablet che dà la possibilità di prenotarsi direttamente online e attendere una notifica che ci indicherà l’avvicinarsi del nostro numero e soltanto in quel momento ci recheremo di persona all’ufficio che ci interessava, posta, università o gli altri aderenti all’iniziativa.

B6nb-TFIQAEzE5V.jpg largePedius è un’applicazione creata da un team italiano, diretto dall’ingegnere informatico Lorenzo di Ciaccio, che ha rivoluzionato il modo di parlare di chi una voce purtroppo non ha. Grazie a questa app infatti le persone affette da sordità possono comunicare e ricevere risposte senza avere bisogno di un intermediario a cui affidare i propri compiti. Tra Italia e Inghilterra in circa due mesi si sono registrati ben 2000 utenti, di cui il 10% ha un account premium, con minuti di chiamate in più e un costo quindi maggiore mensilmente.

Tutte start up che hanno risolto molti problemi, da quelli più piccoli e semplici a quelli più complessi, cercando di migliorare il mondo in cui viviamo grazie alla rete.

A cura di Serena Filigenzi.

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