Sanremo giorno 2: il Festival della mediocrità

Sanremo 2015 seconda serata

Altri 10 big in gara ed esordio delle nuove proposte. Ariston illuminato da Charlize Theron. Sanremo si conferma il tempio dell’ipocrisia italiana

I giovani si esibiscono a coppie con scontro diretto ed eliminazione definitiva dalla gara, un sistema abbastanza opinabile che costringe Sala Stampa e pubblico a decidere seduta stante chi è dentro e chi è fuori. Quest’ultima triste sorte è toccata a Chanty e al diciassettenne Kaligola, approdato al Festival con il nonno direttore d’orchestra. Passano invece i Kutso (pr. Kazzo) che hanno portato sul palco dell’Ariston una buona dose di allegria, una grande estensione vocale del cantante che a tratti sembra voler imitare l’ex voce dei Quintorigo, John De Leo ed un chitarrista ricoperto dai fiori di tutta Liguria. Altro giovane a rimanere in gara è Enrico Nigiotti, un livornese che se fosse napoletano sicuramente sarebbe un neomelodico.
Anche stasera c’è noia in quantità industriale, una pseudo intervista con colonna sonora alla bellissima Charlize Theron, l’ennesimo comico di una tristezza sconvolgente Angelo Pintus, per non parlare del mini passo a due con Fabrizio Mainini, coreografo che Carlo Conti si è portato direttamente da “Tale e Quale Show” e Rocìo che alla fine piangeva più per come ha ballato che per il povero Mango a cui, questa danza, è stata dedicata.
Degli altri 10 big in gara ci sono piaciuti Nina Zilli, vocalmente e stilisticamente impeccabile ha scelto la strada del blues e la percorre senza distrazioni, Marco Masini che nel frattempo sembra essere diventato un vecchio saggio meno arrabbiato ma comunque sempre pieno di pathos e Moreno che ha strappato un sorriso al barbuto per eccellenza Beppe Vessicchio. Ci ha deluso invece la canzone di Lorenzo Fragola anche se è stato un vero piacere sentirlo finalmente cantare in italiano; e poi ci sono quei cantanti da cui non ci aspettavamo granché, Anna Tatangelo e Bianza Atzei vittime, come Annalisa, dell’insipidità dello stesso autore (Kekko dei Modà). I Soliti Idioti molto scenografici e poco musicali, vorrebbero forse ricordare Enzo Jannacci e la sua “Canzone Intelligente”? Raf ci è sembrato stanco, Irene Grandi un po’ depressa e il trio di tenori “Il Volo” esageratamente melodrammatici.
Giunti ormai a mezzanotte, quando vorremmo porre fine alla giornata e alle varie ed eventuali sofferenze, si apre un tremendo siparietto tra Luca Argentero e Claudio Amendola e per la quindicesima volta viene annunciata la presenza della Super Ospite Conchita Wurst che tanto ha fatto arrabbiare gli spettatori cattolici.
A noi sinceramente, più che la presenza di una drag queen, ci fa arrabbiare la mediocrità tutta italiana, quella che esce fuori a fiumi quando muore qualcuno; perché funziona proprio così in questo paese, un artista muore e tutti cantano le sue canzoni con voce sospirata e con aria contrita, ascoltati da un pubblico che fa la standing ovation ad Albano & Romina e non si alza in piedi mentre applaude Pino Daniele. Per fortuna che almeno i fiori quest’anno ci sono.

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