Prostituzione e ipocrisia in Italia

prostituzione

Mentre in Europa le prostitute pagano le tasse e non lavorano in strada, da noi il dibattito è ancora in alto mare. Nel frattempo intere zone delle città sono ostaggio di criminalità e degrado

Si trattasse di un programma sulle reti Mediaset, avremmo potuto tranquillamente pensare a “Scherzi a parte”. Invece, quanto sta accadendo a Roma, è piuttosto un reality che ripropone in salsa politico-sociale tutti gli ingredienti del miglior “Grande fratello”: sopravvivenza, bagarre, nomination, confessionali e, soprattutto, la temuta “prova della settimana”. Ovvero quella richiesta a ciascun politico che deve essere necessariamente superata, pena l’eliminazione dal gioco. Il più delle volte consiste nell’esclamare a voce alta frasi senza senso (un po’ come il testo de Il Volo, freschi vincitori di Sanremo) o a lasciarsi andare a spot di natura elettorale.

Solamente questa può essere la chiave di lettura della battaglia campanilistico-provinciale che, spaccata Roma fra buoni e cattivi, possibilisti e contrari, sognatori e disincantati, si sta consumando intorno al delicato (e propagandistico) tema della prostituzione. Case chiuse sì, case chiuse no; zoning sì, zoning no. Tutto sotto l’occhio vigile e scrupoloso del Vaticano che, dall’alto della cupola di S.Pietro, osserva il frenetismo capitolino. Sempre pronto a bacchettare ogni tentativo di allungar le mani sulla marmellata.

In questo caso la marmellata in questione è l’istituzione di un quartiere a luci rosse all’Eur, caldeggiata in primis dal presidente del IX Municipio Andrea Santoro e appoggiata dal sindaco Ignazio Marino e dalla giunta capitolina. Un’idea interessante, un progetto ambizioso e utopico visto che, ormai da decenni, il Parlamento e i partiti politici promettono di legiferare in materia. Proposte già scritte ma custodite gelosamente nei cassetti di qualche scrivania a Palazzo Madama o Montecitorio.

L’iniziativa, lanciata pochi giorni fa dal mini-sindaco del quartiere romano, è una risposta alle istanze dei cittadini ormai stufi di dover assistere giorno e notte alle passeggiate delle lucciole semi nude, ai preservativi gettati per terra che ormai inondano anche i parchi giochi, al dilagare della criminalità connessa.

Il piano “Roxanne”, concepito nel lontano 1999 e riproposto in questi giorni, si rivolge a prostitute e vittime del racket offrendo loro l’opportunità di fuoriuscita dai circuiti della prostituzione forzata e finanziando programmi di protezione sociale. Inoltre si garantirebbero maggiori controlli anche dal punto di vista sanitario nelle aree più abitate, “case di fuga” per ospitare donne in difficoltà e unità mobili con mediatori culturali. Ciliegina sulla torta: riproporre anche nella Capitale l’esperienza veneta dello zoning, ovvero la creazione di aree ad hoc per esercitare il mestiere più antico del mondo. Lontano dalle zone residenziali e da occhi innocenti.

Inevitabili le prese di posizione di Vaticano (“La prostituzione va combattuta attraverso l’educazione e la formazione. La dignità e il rispetto dell’uomo dovrebbe avere l’assoluta priorità ben prima del decoro urbano”) e Prefettura (giustissimo, ma pur sempre paradossale, “sarebbe sfruttamento della prostituzione”). Incredulità la esprimiamo invece nei confronti di chi vuole cambiare il Paese, ovvero Matteo Renzi e il suo PD. Una bocciatura al Nazereno dal sapore amaro ma dettato, forse, anche dalla presenza ingombrante dell’occhio di Sauron (da leggere “Vaticano”). Il Pd è pur sempre la “nuova” Democrazia Cristiana.

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Certo, tra il dire e il fare questa volta a Roma scorre l’oceano. All’indomani dell’incontro-scontro al Nazareno, i detrattori del Partito Democratico (come dargli torto?) hanno malignato come, in due anni, Marino e la sua giunta non siano riusciti ad approvare “dieci provvedimenti amministrativi che abbiano un effetto diretto sulla vita dei cittadini”.

Eppure, nonostante il cartellino giallo (l’ennesimo) mostrato a Ignazio Marino e ai suoi, il sindaco di Roma sembra intenzionato ad andare avanti. Dopo aver scritto un’accorata lettera ai presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso, ha deciso insieme a Santoro di sfoderare l’arma popolare del referendum. Favorevoli all’iniziativa anche le associazioni di “settore” e il Codacons.

Da parte nostra speriamo che l’iniziativa locale non solo abbia un giusto seguito (non evaporizzando in un nulla di fatto), ma spinga anche la politica nazionale a “svegliarsi” e a innestare un processo irreversibile. Perché, mentre l’Italia dorme sui banchi del Parlamento (è sorprendente come nessuna delle proposte sia stata mai neppure discussa dal lontano 1958, anno dell’approvazione della legge Merlin), in tutta Europa i governi stanno prendendo le necessarie contromisure per fermare il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione.

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Francia e Canada, due Paesi che hanno una legge simile alla Merlin e dunque di tipo abolizionista, hanno deciso di abbandonarla per imboccare la strada del nuovo proibizionismo che punisce i clienti, inaugurata dalla Svezia nel 1999.  Un’alternativa è offerta da Paesi come Olanda e Germania dove alle sex workers, ovvero lavoratrici del sesso legalizzate, sono riconosciuti diritti e doveri, sono sottoposte a controlli sanitari obbligatori, sono soggette a una registrazione obbligatoria, o schedatura. Chi lavora in altri modi, invece, compie reato.

Ma non solo. Perché le sex workers hanno turni di lavoro negoziabili, pagano una certa percentuale o un affitto per usare la struttura, stabiliscono i loro prezzi, mantengono il diritto di dire no a qualunque cliente o a qualunque prestazione sessuale. Siccome i contratti di prostituzione sono riconosciuti, chi lavora, sia in proprio sia per altri, può ricorrere a polizia, tribunali e sindacati nel caso di sfruttamento, pressioni, violenze. I luoghi di lavoro sono sorvegliati da telecamere, buttafuori e segretarie – come nel caso delle famose vetrine olandesi – oppure, se all’aperto, da polizia e organizzazioni non governative.

Mettendo da parte per un momento l’aspetto umano di chi è sfruttato da organizzazioni criminali senza scrupoli, non va sottovalutato il lato economico. Secondo le ultime stime pubblicate dal Codacons, il mercato della prostituzione genera un giro d’affari stimato in 3,6 miliardi di euro annui, coinvolgendo in modo attivo circa 90.000 operatori del sesso per un numero di clienti che raggiunge i 3 milioni di cittadini. Tanto che nel periodo 2007-2014 il fatturato della prostituzione è cresciuto del 25,8% (+740 milioni di euro); il numero di soggetti dediti alla prostituzione è aumentato del 28,5% (+20.000); i clienti sono cresciuti del 20% (+500.000 cittadini). Fate un po’ voi.

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