Air Help, il sito per ottenere i rimborsi dei voli cancellati o in ritardo

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In Italia è ancora poco conosciuta, eppure le compagnie aeree di tutto il mondo la temono e la odiano. Perché da oggi, grazie all’app Air Help, è divenuto più semplice ottenere rimborsi per un volo cancellato o un ritardo superiore alle tre ore

Air Help nasce nell’agosto del 2013 per una felice intuizione del trentenne danese Henrik Zillmerr, la start up mette a disposizione il suo team, composto da analisti e legali, per aiutare i passeggeri a sbrigare tutte le pratiche e ottenere così gli agognati rimborsi. Oltre a voli cancellati e in ritardo, si può agire anche nei casi di overbooking. Pochi conoscono, inoltre, i termini entro cui può essere chiesto il risarcimento: si parla di tre anni e non di pochi mesi come comunemente si pensa. Rimborsi il cui ammontare va da un minimo di 250 a un massimo di 600 euro, secondo quanto previsto dalla legge europea 261 del 2004.

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Ma, mentre nel resto del mondo il gruppo è ormai conosciuto ed è divenuto un punto di riferimento per la difesa dei diritti del passeggero, in Italia o non si conosce affatto o si respirano molta diffidenza e scetticismo. Perché tanta beneficienza? A che pro? Come si sostengono economicamente? Dov’è l’inghippo, la fregatura? Sono tutte domande comprensibilissime che trovano una risposta nelle parole di Danilo Campisi, 28enne siciliano, portavoce della filiale italiana del gruppo.

“Soltanto nel caso in cui il reclamo vada a buon fine, Air Help tratterrà il 25 per cento del rimborso così da coprire le spese legali di assistenza”. Certo, si potrebbe pensare che è un quarto degli introiti, ma, come si dice, sempre meglio di niente. “Anche perché – scandisce il giovane laureato alla Bocconi – in tutti i casi in cui è possibile richiedere un rimborso, le compagnie aeree offrono al passeggero dei buoni pasto o delle offerte sui prossimi voli così da zittirne la coscienza ed evitare iniziative legali”. Un trucchetto che sembra ancora funzionare grazie proprio alla disinformazione.

Disinformazione che Air Help vuole abbattere mettendo a disposizione dell’utente la propria esperienza e professionalità. È sufficiente inserire i dati del volo sulla piattaforma web o sull’app per Android e iOS: si potrà così verificare la presenza dei pre-requisiti per il ricorso e, in caso di esito positivo, avviare tutte le pratiche. Grazie al software Email Searcher, messo a punto dalla start up, si possono conoscere i voli eleggibili fino a tre anni prima.

L’altra fonte di sostentamento per alimentare il progetto di Air Help proviene dai grossi venture capital internazionali. Fin da subito ci hanno creduto la “Sid Capital” e Morten Lund che hanno approvato lo stanziamento di 250.000 euro a favore della start up. Ma il vero “colpo gobbo” è arrivato con il finanziamento di 5 milioni di dollari ottenuto dalla “Y Combinator” di San Francisco, uno dei più importanti seed accelerator mondiali, ovvero aziende specializzate nel finanziare progetti innovativi e vincenti proprio come Air Help.

Dunque il gruppo ha oggi le spalle sufficientemente larghe da provare a entrare in un mercato ostico com’è quello italiano, dove le ventate fresche di novità sono guardate con diffidenza e dove la libera iniziativa imprenditoriale non è adeguatamente supportata come in altri Paesi. “Secondo un’indagine di Venture Capital Monitor, mentre in Italia gli investimenti sono pari a 81 milioni di euro, negli Stati Uniti toccano i 30 miliardi di dollari, di cui il 40 per cento spetta alle società di San Francisco”.

Spulciando nel registro delle imprese, in Italia le startup innovative sono solamente 3.036, di cui il 22 per cento localizzato in Lombardia. Sempre in questa regione si trova il maggior numero di incubatori, il 26 per cento dei 31 nazionali. Numeri irrisori che confermano come mai si decida di investire e registrare le società all’estero. Tanto non è un segreto: solamente lo 0,3 per cento delle start up ha lunga vita nel Belpaese.

“Gli ostacoli da abbattere in Italia sono diversi – ci spiega via Skype Danilo Campisi, sempre in giro tra America ed Europa per pubblicizzare Air Help – a cominciare dal networking assolutamente inadatto. Poi vi sono l’accesso difficoltoso ai capitali, la mancanza di investimenti seri, una regolamentazione fumosa per le start up innovative. Ovvero mancano le agevolazioni certe e una detassazione seria”.

Air Help sta crescendo nel numero sia delle persone coinvolte (oggi una sessantina) sia di passeggeri aiutati. Nel primo anno di vita ha assistito circa 50 mila passeggeri nel far valere i propri diritti nei confronti delle compagnie aeree, numero non elevatissimo rispetto alle potenzialità del mercato. “Ogni anno sono circa il 2 per cento i voli in ritardo. In pratica, ci sono su scala mondiale circa 8 milioni di passeggeri eleggibili per il risarcimento”.

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Il mercato italiano ha delle potenzialità inespresse, come ci spiega Campisi. “Ogni anno ci sono circa 1 milione e 300 mila voli, il che significa 150 milioni di passeggeri che acquistano un biglietto. Abbiamo calcolato che il 2 per cento di questi potrebbe fare ricorso e vincerlo, ovvero 2,9 milioni di passeggeri che potrebbero ottenere un risarcimento: stiamo parlando di un mercato da 1,3 milioni di euro ogni anno”. Purtroppo, però, riceviamo oggi solamente 5oo reclami al mese. “Per questo in Italia c’è ancora tanto da fare, soprattutto a livello comunicativo”.

Sempre nell’ottica di difendere i diritti dei passeggeri, Air Help ha stretto degli importanti accordi con alcune agenzie di viaggio on-line, come Tripsta ed Expedia. Partnership strategiche per individuare i clienti potenzialmente interessati ad avviare le pratiche di un rimborso. Ma non solo, perché sono state gettate le basi per altri accordi con le assicurazioni di viaggi. È guerra aperta e per le compagnie aeree si prospettano tempi difficili.

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