Cinzia Leone sul “Disorient Express” alla ricerca della democrazia perduta

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Cinzia Leone ci guida verso la nuova forma di democrazia virtual-virale, a bordo del suo “Disorient Express”, il nuovo spettacolo dell’artista romana in scena dal 10 al 22 marzo al Teatro Ghione di Roma

Dimentichiamoci i discorsi, triti e ritriti, sulla demonizzazione del mondo virtuale. Se fino ad oggi pensavamo che esistesse un solo modo di portare in scena la contemporaneità eravamo sulla strada sbagliata. Lo sa bene Cinzia Leone che afferra nell’etimologia della parola “democrazia” il nuovo senso della dimensione virtuale. Un significato nuovo e positivo che coglie tutti impreparati. L’artista romana ci invita, disorientati e spiazzati da quest’inedita prospettiva, a salire a bordo del suo “Disorient express”, un treno che nessun ritardatario potrà mai perdere perché, volente o nolente, si accorgerà di essere già in viaggio con in mano un biglietto di sola andata.

Lo spettacolo affronta, con originalità, tematiche e contraddizioni nelle quali lo spettatore è costretto a riconoscersi, alternando risate spensierate ad altre dal retrogusto amaro. Lo sa bene la famiglia riunita a tavola, protagonista di uno spot pubblicitario che interviene a scandire i primi minuti dello spettacolo. Dopo la proiezione dei soli prodotti senza i consumatori, il rovescio della medaglia: la famiglia non è più invisibile agli occhi del mondo ma deve fare i conti con gli effetti della crisi economica. Ecco servito, dunque, uno spot senza prodotti. Il primo paradosso dello spettacolo.

Lo “spettacolo contemporaneo” , inserito meta teatralmente in “Disorient Express”, è vittima, come noi del resto, dell’incessante scorrere del tempo. In gilet e papillon, con un occhio al tablet (con una pera al posto della famosa mela) e un altro all’orologio, l’autore (Fabio Mureddu) interrompe puntualmente con nuovi aggiornamenti le problematiche sociali che la protagonista non ha ancora finito di spiegare. Così lo spettacolo è costretto a ricominciare, di volta in volta, di minuto in minuto, ex novo.

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Lo spettatore è, a questo punto, disorientato. Naufrago disperso in un mare di pareri discordanti, si troverà a dover fare i conti con le contraddizioni di tutti i giorni. Come si può condividere una cosa che non si ha? Esiste qualcuno in Italia che non sappia cantare o cucinare sebbene la tv proponga soltanto cuochi o cantanti? Perché esistono vagoni con aree del silenzio quando il mondo virtuale ci ha abituati all’impossibilità di evitare gli altri? Ė così che, nello spettacolo, trova posto il telegiornale disorientativo contemporaneo, l’unico che diffonde la notizia e, subito dopo, la smentita, senza bisogno di andarla a cercare sul web, certi comunque che l’avremmo trovata.

Dopo le continue interruzioni, seguite dall’impossibile ricerca di argomenti inattaccabili, l’autore dello “spettacolo contemporaneo” entra in scena imbavagliato, colpevole di voler rappresentare a tutti i costi la realtà del momento. Il messaggio che lo spettacolo vuole trasmettere è, infatti, proprio quello della perdita del senso della realtà. Perché tutto è in movimento. “Panta rei”, direbbero gli antichi greci.

“I cambiamenti e le contraddizioni continue rendono invisibile la realtà”, spiega la Leone, autrice dello spettacolo insieme al “figlio artistico”, come ama definirlo, Fabio Mureddu. Il senso dell’aggiornamento, della continua smentita che rende superate e obsolete notizie diffuse solo un paio di minuti fa, coincide con quello di democrazia, nell’accezione più pura di sovranità popolare. Una forma di democrazia virtual-virale, nella quale internet è il mezzo che concede indistintamente a tutti la possibilità di esprimersi.

Cavalcato da una comicità dirompente, l’andamento dello spettacolo si sussegue alla ricerca del continuo contatto con il pubblico. Le luci illuminano la platea per tutto il tempo dello spettacolo, fatta eccezione per le brevi proiezioni che scandiscono e alleggeriscono il tempo della rappresentazione. “Ho fatto mettere le luci anche in galleria perché le altre sere me sembrava de recità Amleto”, scherza Cinzia Leone con la sua inconfondibile veracità romana. Ed è proprio con la stessa spontaneità che, a spettacolo finito, sente nuovamente il bisogno di spiegare e rassicurare i volti spiazzati di alcuni spettatori dando loro, con un sorriso sincero, il benvenuto su questo treno chiamato “Disorient Express”.

A cura di Alessia Polimanti.

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