Arrestato Manenti, Parma nel caos

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Il patron della squadra emiliana, Giampietro Manenti, è finito in manette nell’ambito di un’operazione coordinata della Procura di Roma

Giampietro Manenti è stato arrestato insieme ad altre 21 persone dalla Guardia di Finanza di Roma. Tra i reati contestati agli arrestati ci sono associazione a delinquere, frode informatica, utilizzo di carte di pagamento clonate,peculato, riciclaggio e auto-riciclaggio con l’aggravante del metodo mafioso. Ancora problemi quindi che si aggiungono a una situazione, quella del Parma Calcio, già devastata sul piano economico e sportivo. L’arresto di Manenti arriva a poche ore dell’udienza fallimentare fissata per il 19 marzo in cui, il contestatissimo presidente dei gialloblu, doveva dimostrare di avere i soldi necessari per possedere la società calcistica.

In questa torbida e triste vicenda sono in particolare tre gli aspetti su cui riflettere maggiormente:

1) La figura di Giampietro Manenti. Il suo “giochetto” è ormai chiaro a tutti: comprare una società di calcio per pochi spiccioli (davvero, visto che ha sborsato appena 1 euro!) e rivenderla per ricavare una ricca plusvalenza. Difficile dire se si prova più rabbia o tristezza a sapere che tali figuri speculino sul calcio.

2) La regolarità dell’attuale campionato di calcio. Il regolamento parla chiaro: se il Parma dovesse fallire, tutte le squadre che non lo hanno ancora affrontato incasseranno tre punti facili facili. Ma si potrebbe davvero parlare comunque di un campionato regolare? E se anche il Parma non dovesse fallire, quanti punti racimolerebbe una squadra con una rosa modesta dopo il fuggi fuggi generale e con pochissime motivazioni, sia per il malinconico ultimo posto occupato che per il futuro cupo che si prospetta? Per non parlare dell’influenza che avrà questa situazione sul calcio-scommesse, ammesso che non l’abbia già avuta.

3) L’etica del mondo del calcio. La Lega Calcio ha stanziato un fondo d’emergenza di cinque milioni, più per salvare la (presunta) regolarità del campionato che per vero interesse per il Parma. Viene da interrogarsi perché la Lega non abbia agito ugualmente quando a fallire furono altre società come Napoli, Palermo, Messina, giusto per fare qualche esempio. Il fatto che quello ducale sia il primo (e speriamo unico!) fallimento a campionato in corso non giustifica questo trattamento di favore, a maggior ragione perché il Parma è recidivo: ricordate Tanzi?

Una gran brutta storia insomma. Molte domande e molte accuse, ma, come al solito, poche risposte e zero prese di responsabilità. Proprio su quest’ultimo punto il più grande enigma: ma la Lega che ci sta a fare se non si accorge che una società di serie A ha tali problemi? Ma si sa, è più facile far fallire una modesta squadra di serie D che una con otto trofei tra coppe nazionali e internazionali…

A cura di Rocco Selvaggi.

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