Teatro Quirino, l’Otello di Lo Cascio si fa siciliano

Teatro Quirino, Otello di Lo Cascio

Fino a domani 29 Marzo è in scena al Teatro Quirino un altro Otello. Lontano dallo stereotipo tradizionale, il valoroso generale è bianco e parla siciliano

Spiazzante. L’Otello di Luigi Lo Cascio è un altro personaggio, un altro “moro”. La pièce è l’esempio riuscito di trasposizione drammaturgica di un testo fatto proprio e interiorizzato. Il regista lo stravolge per adattarlo alla propria esigenza comunicativa. Anticonvenzionale nella scelta di allontanarsi dalla questione razziale e non solo: la storia del Moro di Venezia diventa, qui, la storia di un uomo. Valoroso generale, sì, ma pur sempre un uomo. Caduco. Preda delle passioni che si beffano della fragilità dell’animo umano. In scena, dunque, al Teatro Quirino fino al 29 marzo la storia di Otello, di un uomo e basta.

Disorientante sin dalla prima scena, la rappresentazione comincia da un ipotetico sesto atto del dramma shakespeariano. La tragedia di Otello è già compiuta e Iago condannato. La platea si fa palcoscenico quando Iago (Luigi Lo Cascio) irrompe dal fondo, seguito dal personaggio di un soldato-narratore che tiene in mano le corde alle quali è legato. Un personaggio nuovo, non previsto dal dramma del Bardo, che rompe l’illusione della quarta parete inserendosi nella classicheggiante tradizione di colui che tutto sa, del coro che si fa intermediario rivolgendosi al pubblico con un “amici”.

Le prime scene si susseguono senza applausi mentre lo spettatore si interroga. Costretto costantemente a cercare l’espressione dei volti degli attori che entrano ed escono da coni di luce e ombra. La monotonia delle quinte nere, angusto spazio della mente di Otello, è interrotta da proiezioni su tele bianche sulle quali scorrono le immagini di vermi, insetti e ragni che tessono la propria tela (come quella preparata da Iago, con la quale invischierà Otello, Desdemona e anche sé stesso). A esse viene affidato il non detto. Un sottotesto che rimanda costantemente ai rifermenti ferini che cospargono il testo shakespeariano.

Teatro Quirino, Otello di Lo Cascio
Teatro Quirino, Otello di Lo Cascio

 

Grande spazio è dato all’umanità di Otello nella scelta di amplificare il racconto e lo strazio per la morte del fratello. Umanità che lo lega indissolubilmente a Iago. La debolezza di quest’ultimo viene colta sapientemente da Lo Cascio nella penultima scena. In posa per un ritratto, ora in camicia bianca, Iago si allontana dallo stereotipo del “villain” per farsi uomo. Debole anch’egli, racconterà la tragica fragilità che si nasconde dietro la sua misoginia.

Incalzato dalle insinuazioni di Iago, il “valiant” si dimena, si batte il petto, ansima strisciando a terra, schiacciato dall’insopportabile peso della gelosia. Il ruolo di Otello è affidato a un convincente Vincenzo Perrotta, straordinario nell’esasperazione che precede la crisi epilettica, estremizzata ancor più dalla velocità di eloquio che rimanda alla tradizione dei “pupi” siciliani.

Curiosa, in questo senso, la scelta di affidare ai personaggi maschili l’uso del dialetto siculo, probabile allusione alla possessività che ritrae tradizionalmente gli uomini del sud. Ė così che Desdemona diventa una “guerriera bedda” a fare il verso alla “fair warrior” del testo originale. La regia di Lo Cascio sfrutta al massimo l’accezione bellica dell’aggettivo. Desdemona (Valentina Cenni) entra in scena ora con un pugnale, ora con un bastone, intenta a esercitarsi in colpi e fendenti. Innamorata, il fedel soldato seguirà il proprio generale fino al letto di morte.

Teatro Quirino, Otello di Lo Cascio
Teatro Quirino, Otello di Lo Cascio

 

Un “Otello” per intenditori, dunque. Nel quale l’uso del dialetto sicilano compromette la comprensione ma è, al tempo stesso, il quid di questa rappresentazione. Le espressioni oscene dell’ “onestu” Iago trovano la loro ricchezza nel gergo dialettale. E il pubblico lo riconosce. La rappresentazione si chiude con il sogno del narratore che ritrae un Otello di memoria ariostesca alla ricerca del senno perduto. Un Otello furioso, dunque. Ma pur sempre “Otello”.

A cura di Alessia Polimanti.

Tag

  • dramma
  • luigi lo cascio
  • otello
  • teatro
  • teatro quirino

Potrebbe interessarti: