Il vaccino: da eroe a nemico?

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L’opinione pubblica è dubbiosa sul vaccino, non più alleato per la salute, ma pericoloso nemico da cui diffidare. Il vaccino è un eroe o un nemico?

Si sente tanto parlare di vaccini, dei loro pericoli, degli effetti collaterali e delle presunte malattie che deriverebbero da tale pratica preventiva. Nell’opinione pubblica si è insinuato un forte senso di sconforto, una sfiducia nelle istituzioni mediche e una grande paura per il futuro dei propri figli e dei propri cari. Paura della febbre, di una reazione allergica, delle convulsioni, ma anche dell’autismo, di malattie autoimmuni, di patologie neurologiche. Secondo un’indagine effettuata dall’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza nel 2014, condotta su 105 famiglie e 255 pediatri aventi in cura 800.000 bambini, quattro genitori su 10 cadono preda di timori il più delle volte infondati. Il 23% teme che gli effetti immediati delle vaccinazioni possano essere rischiosi, il 18% preferisce evitarli ritenendo probabili conseguenze negative per il futuro dei propri figli, e il 5% li considera inefficaci. Il 90% dei genitori va su internet per trovare informazioni sui vaccini.

Ma dove nascono le teorie secondo cui il vaccino causerebbe l’ autismo e altri gravi problemi di salute?
Si potrebbe partire dalla così detta truffa Wakefield: se ancora oggi c’è chi teme che il vaccino contro il morbillo provochi l’autismo la colpa è di Andrew Wakefield, autore di una delle più clamorose (e dannose) frodi scientifiche degli ultimi anni. Nel 1998 Andrew Wakefield e altri 12 medici della Royal Free Medical School di Londra pubblicarono su una rivista scientifica un articolo che affermava esistesse una correlazione tra il vaccino trivalente per morbillo, parotite e rosolia (MMR) e sindromi sia autistiche sia dell’intestino. Oggi sappiamo che le conclusioni di tale studio erano state completamente inventate.

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Una seconda tappa è nel 2012. Una sentenza del Tribunale di Rimini condannava il Ministero della Salute a risarcire la famiglia di un bambino che nel 2002 aveva ricevuto la vaccinazione Mpr (morbillo, parotite, rosolia), e a cui poi era stato diagnosticata una forma di autismo. Una sentenza pericolosa che offuscava il lavoro dei tanti scienziati impegnati da tempo a smentire le rivendicazioni di Wakefield. Il Ministero della Salute fece ricorso in appello e quella stessa sentenza fu ribaltata.
Nel 2014 il caso del vaccino antinfluenzale Fluad della Novartis, collegato ai venti decessi sospetti di anziani segnalati all’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Il Fluad è stato scagionato dal Comitato per la farmacovigilanza dell’Agenzia Europea per il Farmaco (Ema), che ha spiegato di aver analizzato i casi sospetti in Italia e di non aver trovato alcun rapporto con le morti segnalate.

La sfiducia e lo sconforto dell’opinione pubblica affondano le radici in un sostrato fatto di scarsa conoscenza scientifica e teorie del complotto, se non autentica malafede. La mancanza di conoscenza, medica ma soprattutto storica, nella popolazione porta a dimenticare l’importanza della nascita del vaccino, la conquista mondiale che ha rappresentato la sua scoperta, le pericolose malattie ridotte e debellate come difterite, tetano, poliomielite, pertosse. I dati sulle vaccinazioni per l’influenza, per la meningite, per il morbillo diminuiscono e queste malattie si diffondono maggiormente: non vaccinare significa tornare ad esporsi a possibili contagi.
Secondo il Global Action Plan pubblicato dalla library dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel decennio 2011-2020 i vaccini eviteranno 25 milioni di morti. La vaccinazione salva 2,5 milioni di vite all’anno, circa 7.000 al giorno, 300 ogni ora, cinque ogni minuto.

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