14 aprile, assassinio di Fabrizio Quattrocchi

14 aprile assassinato di Fabrizio Quattrocchi

Il 14 aprile 2004 Fabrizio Quattrocchi, un italiano che lavorava come guardia di sicurezza privata in Iraq, venne ucciso a Baghdad da un gruppo che rivendico l’omicidio con il nome di “Falangi verdi di Maometto”.

Fabrizio Quattrocchi era stato rapito alcuni giorni prima, insieme ad altri tre italiani che furono  liberati 58 giorni dopo: Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio.

La fine di Fabrizio Quattrocchi è la parte più chiara e conosciuta della sua storia. Il 14 aprile qualche  giorno dopo il suo rapimento venne portato in un campo nella periferia di Baghdad.

In un video diffuso dai sequestratori si vede Quattrocchi con le mani legate e una sciarpa a coprirgli la testa, inginocchiato davanti ai suoi aguzzini dice di volersi levare la sciarpa e pronuncia la frase che resterà simbolo di questa vicenda: «Così vi faccio vedere come muore un italiano». Pochi istanti dopo uno dei sequestratori spara alcuni colpi e lo colpisce al petto e alla testa.

Il video è stato trasmesso dalle televisioni di tutto il mondo e due anni dopo, nel 2006, Fabrizio Quattrocchi ricevette la medaglia d’oro al valore civile per il coraggio dimostrato nei pochi istanti prima di essere assassinato.

Fabrizio Quattrocchi nacque a Catania il 9 maggio del 1968, ma crebbe a Genova. Fino al 2000 lavorò nella panetteria di famiglia, un lavoro che dovette lasciare a causa di un’allergia alla farina. Per un periodo si arruolò nell’esercito italiano, in fanteria, raggiunse il grado di caporal maggiore e prestò servizio a Como. Non partecipò mai a missioni all’estero. Fabrizio Quattrocchi era esperto di arti marziali e frequentò alcuni corsi di addestramento alla sicurezza personale.

Per alcuni anni lavorò per diverse agenzie investigative e di sicurezza, tra cui la IBSA, nel dicembre del 2003 Fabrizio Quattocchi interruppe il suo rapporto lavorativo con questa società e gli fu offerto un lavoro in Iraq con un’altra società italiana, la Presidium Corporation (che, secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, lavorava a sua volta per una società americana di proprietà di un italiano, la DTS).

In Iraq il compito di Fabrizio Quattrocchi sarebbe stato la scorta e la protezione degli impiegati di una multinazionale americana impegnata nella ricostruzione dell’apparato burocratico iracheno.

Nella notte tra l’11 e il 12 aprile 2004 in molte redazioni italiane cominciarono a diffondersi voci su alcuni italiani rapiti in Iraq. In quei giorni la situazione nel paese era estremamente confusa:  stranieri di varie nazionalità: civili, giornalisti, contractors, personale delle Ong, venivano sequestrati da bande armate che si opponevano all’occupazione americana.

Il 13 aprile arrivò la conferma del rapimento dei quattro italiani e Al Jazeera diffuse un video in cui Fabrizio Quattrocchi, Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio erano inquadrati inginocchiati davanti a uomini armati. I sequestratori spiegarono di essere un gruppo di insorti chiamato le “Falangi verdi di Maometto”, un gruppo che non si conosceva fino a quel momento e di cui non si sarebbe più sentito parlare,  chiesero all’Italia di ritirare le truppe in Iraq, minacciando di uccidere gli ostaggi nelle loro mani. Il governo italiano, allora guidato da Silvio Berlusconi, si rifiutò di trattare con i terroristi. Pochi giorni dopo, il video con l’esecuzione di Fabrizio Quattrocchi venne recapitato ad Al Jazeera.

Cupertino, Agliana e Stefio vennero liberati 58 giorni dopo il loro rapimento, durante un blitz dell’esercito americano.

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