Auditorium, Diodato strega il parterre

Ieri sera Diodato ha fatto tappa all’Auditorium Parco della Musica di Roma con il suo “A Ritrovar Bellezza” tour. Un successo che ha acceso i cuori del pubblico in sala

In questo momento storico in cui pare sia di gran moda tra i cantanti italiani pubblicare dischi di sole cover, molto spesso sgraziate, per nulla interessanti e poco credibili, Diodato sembra invece essere riuscito nel suo intento: omaggiare quegli autori che hanno reso grande la musica Italiana nel mondo e ridare alla nostra bella canzone la dignità che ultimamente sembra essersi persa tra la banalità di alcuni testi e la bruttezza di arrangiamenti inconsistenti.

Un concerto splendido, quello tenutosi ieri sera all’Auditorium Parco della Musica di Roma per il nuovo tour A Ritrovar Bellezza, in cui il cantautore ha condiviso con noi la sua personale e originalissima rielaborazione di ogni brano a cui ha dato una nuova forma musicale e – perché no? – una nuova vita.

Un occhio di bue illumina il centro del palco, Diodato intona “Senza Fine” di Gino Paoli e dopo il primo minuto di esecuzione a cappella, l’entrata potente di archi e strumenti sorprende tutti e ci fa dimenticare la semplicità della versione originale.

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Il secondo brano tra sonorità dolci e delicate vede la partecipazione di un ospite d’eccezione: Daniele Silvestri canta “Piove” di Modugno creando un’atmosfera quasi fiabesca; poi, da brividi, “La Voce del Silenzio”, un bellissimo e più che suggestivo arrangiamento di violini, curato da Rodrigo d’Erasmo, accompagna le due voci così diverse ma naturalmente incastrate di Diodato e Manuel Agnelli (Afterhours), in un’esecuzione che si lascerà ricordare.

Tra gli altri brani eseguiti ci hanno colpito la versione felicissima e molto apprezzata dal pubblico di “Eternità” dei Camaleonti, “Canzone per te” di Sergio Endrigo cantata con Renzo Rubino e la particolare rilettura di “Arrivederci” di Umberto Bindi eseguita insieme a Roy Paci e i Velvet Brass.

Questo sorprendente live ricco di ospiti è stato impreziosito dall’esecuzione di alcuni brani tratti dal primo album di Diodato “E Forse Sono Pazzo” a cominciare da quello che fu il primo estratto, “Ubriaco”, un brano disperato ma entusiasmante.

La performance di Diodato ha poi toccato altri brani come “Capello Bianco”, “I Miei Demoni” (un testo semplice sostenuto però da un rock decisamente potente), “Amore che vieni, Amore che vai” cover di Fabrizio De André totalmente stravolta nell’arrangiamento ma piena di quella passione che l’autore ha messo nel testo, per concludere con “Babilonia” il brano con cui Diodato è arrivato secondo nella categoria giovani al Festival di Sanremo nel 2014.

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Insomma Diodato non è solo un cantante dotato di una bellissima voce, ma è un vero e proprio interprete che non ha nulla da invidiare a nessuno più famoso di lui; è riuscito con il suo primo album a mostrarci un’identità ben delineata, rock e intimista al tempo stesso, ma soprattutto è riuscito, con questo secondo lavoro, a dimostrarci che la canzone popolare italiana, oggi caduta a strapiombo nell’involuzione e nelle bassa qualità, un tempo era sinonimo di eleganza e successo.

Ripartiamo dalla bellezza ritrovata da Diodato e smettiamola di essere esterofili a tutti i costi e per partito preso, c’è qualcosa di piacevole anche nella musica nostrana, si quella di molto tempo fa forse, ma non è escluso che in futuro possa passare in radio qualche nuovo piccolo capolavoro.

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