Riforma Terzo Settore, tra critiche ed entusiasmo

Riforma Terzo Settore tra critiche ed entusiasmo

Terzo Settore: il 9 aprile è stato approvato alla Camera il testo della Riforma. Numerosi gli enti soddisfatti, ma non sono mancate le critiche e le richieste di modifica

Il Terzo Settore è tornato a far parlare di sé. I media nazionali hanno infatti riacceso i loro abbaglianti riflettori su questa realtà quando, il 9 aprile, la Camera ha approvato il tanto atteso testo di una Riforma annunciata già dall’aprile dello scorso anno. Nonostante l’astensione di Forza Italia e i voti contrari di Sel e Movimento 5 Stelle, la votazione ha decretato l’approvazione del Ddl delega per una riforma che abbraccia il Terzo Settore, l’impresa sociale e la disciplina del Servizio civile universale. Un inizio certamente positivo soprattutto per le organizzazioni operanti nel campo, tante delle quali, nell’ultimo anno, si sono impegnate a presentare proposte e critiche al testo stesso. Così, ad esempio, il Forum Nazionale del Terzo Settore parla di un “buon testo” di cui ritenersi soddisfatti in questa prima fase dell’iter parlamentare (il testo dovrà poi passare in esame in Senato) “a riprova che la Commissione e l’Aula alla Camera hanno lavorato con grande attenzione per la Riforma e riorganizzazione di un mondo vastissimo, che interessa oltre 300mila organizzazioni, quasi un milione di lavoratori totali e oltre 4,5 milioni di volontari.” Il Forum sottolinea inoltre l’importanza di un simile momento, il quale assume i contorni di un vero passaggio epocale “che coinvolge l’intero Paese e non solo il nostro mondo.”

Il Civil Act annunciato lo scorso aprile al Festival del Volontariato di Lucca – che proprio in questi giorni sta aprendo l’edizione 2015 – da un Matteo Renzi appena insediatosi come Presidente del Consiglio, nasce per rispondere a un bisogno primario del Terzo Settore. Quello di ridefinire legislativamente le modalità di azione di un campo che ha profondamente contribuito a ridefinire i confini di un mondo tradizionalmente governato da Stato e mercato. Nella realtà concreta il Terzo Settore è divenuto sempre più indispensabile, anche nelle realtà locali, grazie ai valori primari di sussidiarietà e alla capacità di far rete delle organizzazioni, che sono diventati i suoi punti di forza; ed è per questo che la Riforma risulta essere un obiettivo fondamentale da raggiungere.

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Se dunque sono tante le voci che vedono positivamente la Riforma, l’entusiasmo generale non basta tuttavia ad offuscare la capacità di riconoscere che alcuni punti vadano modificati o migliorati. Così, per il Forum Terzo Settore alcuni cambiamenti da apportare sono quelli legati ad “aspetti gestionali ed organizzativi, anche di natura civilistica e fiscale, delle realtà di Terzo settore e delle imprese sociali, ma anche a questioni relative al servizio civile, così come ad una maggiore attenzione al volontariato organizzato e alle forme più spontanee di volontariato e partecipazione dei cittadini, e infine ad una più chiara individuazione del ruolo e funzione dei Centri di servizio per il volontariato”. Allo stesso modo, Giuseppe Guerini, portavoce Alleanza Cooperative Sociali, pur commentando positivamente l’approvazione del ddl delega e i contenuti del provvedimento, auspica che alcuni tra i nodi principali presentati si trasformino nell’applicazione in controlli intelligenti e non in meri rallentamenti burocratici.

Dal mondo del volontariato si levano però anche voci discordanti. Tra le poche associazioni che hanno manifestato aperto dissenso troviamo, ad esempio, il Modavi Onlus. Il Movimento delle Associazioni di Volontariato Italiano ci ha spiegato nei dettagli il perché di questa posizione “controcorrente”. Oltre a lamentare uno scarso coinvolgimento degli enti del Terzo Settore in fase di stesura – “che riflette, a nostro modo di vedere, lo spirito con cui il Governo ha dato vita a questa Riforma” – l’altra grande criticità è, per il Modavi, l’assenza della figura di un’Autorità Garante del Terzo Settore “con ampi poteri di controllo e di garanzia su enti, procedure di affidamento e spese. “La figura dell’Authority è uno dei punti che avevamo discusso nel corso delle audizioni parlamentari; figura che non è stata istituita. Il controllo è stato affidato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per il quale, oltretutto, non sono stati stabiliti fondi specifici. Inoltre pessimo è l’inserimento del provvedimento di ridistribuzione degli utili nello sviluppo del concetto di impresa sociale che rischia di mascherare il profit sotto le vesti di non-profit”.

Ancora, l’Associazione lamenta il mancato riconoscimento della parte solidaristica del volontariato – suo valore primario – e la modifica della definizione di Servizio Civile rispetto al primo testo presentato. Se nella prima versione, rispetto alla quale gli enti si sono espressi in fase di discussione di proposte e critiche, nel testo approvato il 9 aprile “alla definizione completa sono state tolte molte parti valoriali. Questo rientra nell’ottica di trasformazione del Servizio Civile in una attività di inserimento nel mondo del lavoro più che come esperienza non armata. Quel che ci auguriamo è che le grandi criticità vengano colmate dal Senato”.

Tra ottimismo, critiche e proposte si attende perciò che la delega arrivi alla seconda Camera per vedere se, e quali, saranno le modifiche. Intanto il Sottosegretario Luigi Bobba ha rassicurato commentando che, se non vi saranno intralci, “l’iter parlamentare potrebbe terminare prima dell’estate per poi passare, finalmente, alla stesura dei decreti delegati”. Se ci è voluto più di un anno per arrivare all’approvazione in prima lettura del decreto alla Camera di uno dei provvedimenti considerati tra quelli prioritari del Governo, le parole dell’Onorevole Bobba portano una ventata di aspettative che speriamo di poter confermare entro l’inizio della bella stagione.

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