EXPO: made in Italy e surriscaldamento globale

A sorpresa, nel padiglione di Coldiretti, gli agricoltori italiani presentano ai visitatori le prime banane e avocado made in Italy.  A causa dei cambiamenti climatici si è iniziato a produrre frutta esotica

Con l’arrivo del grande caldo dell’anticiclone africano Apollo, gli agricoltori della Coldiretti hanno voluto attirare l’attenzione, proprio nella più grande manifestazione mondiale legata all’alimentazione, sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla tavola. Per l’agroalimentare si tratta di una sfida enorme con grandi rischi per la tutela dei prodotti più tipici che sono il frutto di specifiche condizioni territoriali ed ambientali, ma anche di nuove opportunità.

Negli ultimi 10 anni l’Italia ha registrato un surriscaldamento crescente che ha prodotto nel tempo un significativo spostamento della zona delle coltivazioni tipicamente mediterranee: il pomodoro da conserva, si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale nella Pianura Padana, il grano duro per la pasta e l’olivo, arrivato fino alle Alpi. E’ in provincia di Sondrio, oltre il 46° parallelo, l’ultima frontiera nord dell’olio d’oliva italiano. Negli ultimi 10 anni, la coltivazione dell’ulivo sui costoni più soleggiati della montagna valtellinese è passata da 0 a circa 100mila piante, su quasi 30mila m2 di terreno.  Il caldo ha cambiato inoltre la distribuzione sul territorio dei vigneti, che tendono a espandersi verso l’alto, prova ne è la presenza della vite a quasi 1200 metri di altezza, come nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove dai vitigni più alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop.

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Una situazione che ha avuto effetti straordinari in Sicilia, dove Andrea Passanisi ha trasformato in opportunità il clima ormai torrido, coltivando i primi avocado Made in Italy, frutto tipicamente tropicale, a Giarre ai piedi dell’Etna. Mentre Letizia Marcenò è riuscita addirittura a produrre le prime banane nostrane a Palermo, grazie al microclima e alla posizione soleggiata.

Gli effetti si estendono però anche ai prodotti tipici: il riscaldamento provoca infatti il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini.

Una situazione che di fatto mette a rischio di estinzione il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy, che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico, comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani. Una sfida che mette alla prova la capacità dell’agricoltura di trovare l’innovazione nella tradizione, cercando di ottenere il meglio dai mutamenti economici e climatici.

Il surriscaldamento ha fatto sentire i suoi effetti quindi sui cicli della natura, sulle coltivazioni, sulla fauna marina e terrestre ed in generale sulla produzione Made in Italy; variazioni comprovate dai numeri raccolti da uno studio ISAC-CNR che gli Agricoltori della Coldiretti colgono l’occasione di presentare nel loro padiglione. L’Expo serve infatti anche a raccontare la terra che cambia e come l’uomo cerchi di adattarsi ai cambiamenti climatici, tema particolarmente sentito nella manifestazione e tra gli aspetti centrali della Carta di Milano.

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