La disabilità, tra difficoltà e gesti di solidarietà

La disabilità, tra difficoltà e gesti di solidarietà

Di disabilità oggi si parla, eppure la vita di una persona disabile è ancora legata alla mancanza di offerta di servizi basilari. E, così, diventa difficile esser autonomi

Disabilità e media sembrano esser diventati una forte combinazione. Tuttavia, se la disabilità è diventata un tema sempre più centrale nell’agenda mediatica degli ultimi mesi, a questo aumento di attenzione non sempre è corrisposto un miglioramento nella realtà e nell’offerta di servizi rivolti ai disabili. Non mancano, comunque, gli esempi per dimostrare come la disabilità sia diventato un argomento più caldo che mai. Dalla nascita di app per segnalare e abbattere barriere architettoniche, alla richiesta del testo di legge sul “Dopo di noi”; dalle notizie di cronaca che raccontano episodi di discriminazione, alla petizione contro la chiusura dei Fori Imperiali a Roma – ennesimo esempio di dimenticanza da parte delle istituzioni nei confronti dei disabili rimasti, così, esclusi da un ramo della città. Un tema di discussione e, spesso, di polemiche.

Maggio si è aperto proprio parlando di disabilità, attraverso storie e dichiarazioni che hanno riportato il freddo in un mese in cui aumenta e le strade si riempiono del calore del sole, di fiori e vitalità. La prima storia è quella di Gabriele, un ragazzo disabile di dieci anni della provincia di Cosenza, costretto a rinunciare al viaggio di istruzione scolastico a causa della mancanza di un bus dotato di pedana. Di fronte al freddo causato dallo sconcerto per una, purtroppo diffusa, incapacità nell’assicurare servizi di accessibilità basilari alle persone con problemi motori, scalda invece la reazione dei compagni. L’intera scolaresca ha deciso infatti di non partire (e, si sa, quanto costi rinunciare a un viaggio scolastico a quell’età!). Un bel gesto di solidarietà che fa piacere raccontare, a dimostrazione che non solo le narrazioni negative fanno notizia. Eppure, allo stesso tempo, un gesto che non basta a risolvere il problema effettivo: quello della scarsità di servizi con i quali devono quotidianamente fare i conti le persone con disabilità.

A questa riflessione si sommano le dichiarazioni del Presidente della Ledha – Lega per i diritti delle persone con disabilità – Fontana, rilasciate dopo il Primo Maggio. Riguardo l’inclusione lavorativa delle persone affette da disabilità fisica o mentale, il Presidente ha affermato: “Sono quasi 680 mila gli iscritti al collocamento, ma solo 18 mila gli avviamenti lavorativi registrati nell’ultimo anno. E le aziende preferiscono pagare sanzioni piuttosto che assumere. Urge una riforma”. In un periodo in cui si discute della Riforma del Terzo Settore, le parziali buone notizie che mostrano una maggiore attenzione rivolta ai problemi di accessibilità dei disabili non bastano ancora. Non bastano, certamente, per risolvere il problema principale che le persone affette da disabilità sono costrette ad affrontare spesso nel corso della loro vita: la difficoltà di poter godere di una vita quanto più autonoma possibile. Nonostante in Italia sia in vigore una buona legge nazionale di tutela, “il lavoro rimane uno degli ambiti dove più è forte la discriminazione delle persone con disabilità, ma anche uno di quelli dove si potrebbe fare di più e soprattutto meglio”. Se il problema della (dis)occupazione in Italia è diventato in questi ultimi anni un vero enigma di difficile soluzione, proprio il lavoro potrebbe essere una delle chiavi di volta nell’impedire che la disabilità renda impossibile alle persone con tali problematiche realizzarsi nella propria vita adulta.

Ileana Argentin, del Pd, ha dichiarato che la discussione del disegno di legge riguardo il “Dopo di Noi” – che tuteli i disabili non autosufficienti dopo la morte dei genitori – procede spedita ed entro giugno potrebbe arrivare in aula. Intanto la discussione sui temi della disabilità rimane aperta.

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