23 Maggio 1992: Muore Giovanni Falcone

23_Maggio_1992 strrge di Capaci

Il 23 Maggio 1992, alle 17.56, Cosa Nostra spazza via le vite di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Il 23 Maggio 1992, il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre uomini della sua scorta,Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, perdono la vita nell’attentato messo in atto da Cosa Nostra, sull’autostrada A29 all’altezza di Capaci, che dall’aeroporto di Punta Raisi li avrebbe portati a Palermo.

Cosa Nostra Strage di CapaciGiovanni Salvatore Augusto Falcone nasce a Palermo il 18 Maggio 1939. Dopo essersi laureato In Giurisprudenza all’Università degli Studi di Palermo, diventa magistrato nel 1964 e si specializza nel settore penale. Da quel momento inizia la sua carriera segnata dall’impegno nel combattere la criminalità organizzata.

Falcone avverte che nel perseguire i reati e le attività di ordine mafioso occorre avviare indagini patrimoniali e bancarie (anche oltre oceano), in modo da ricostruire il quadro complessivo di tutte le connessioni esistenti tra la Sicilia e l’estero e abbattere la rete di natura mafiosa che si era venuta a creare. Per il magistrato era importante seguire le tracce lasciate dai soldi, perché, seppur Cosa Nostra abbia sempre fatto attenzione ai suoi movimenti, i soldi lasciano sempre una scia. Un’insegnamento che è rimasto anche all’Fbi di New York: «Falcone è stato per noi un maestro. Ci ha insegnato la tecnica del denaro, follow money, che noi utilizziamo in qualsiasi indagine facciamo. È la tecnica della collaborazione a livello internazionale».

Perspicace e coraggioso, il giudice Falcone era in cima alla lista dei nemici che Cosa Nostra aveva intenzione di eliminare fin dagli anni Ottanta. Lo ha rivelato colui il quale schiacciò il pulsante del telecomando che ha scatenato il caos a Capaci: il pentito, Giovanni Brusca, ex boss di San Giuseppe Jato, cittadina a pochi chilometri da Palermo, nel corso della sua deposizione a “Capaci Bis”, il secondo processo ancora in corso per l’eccidio dell’autostrada A29.
La partecipazione al pool antimafia insieme a Paolo Borsellino, il Maxiprocesso di Palermo, che si conclude il 16 Dicembre 1987 con 360 condanne, e la costituzione della Direzione Nazionale Antimafia rendono Falcone ancora più pericoloso.

Una questione da risolvere il prima possibile.

La prima prova, andata male, è il 21 Giugno 1989, teatro della scena l’Addaura, località marina nei pressi di Palermo dove il magistrato trascorreva qualche giorno di relax durante il periodo estivo. 58 cartucce di esplosivo rimaste inesplose, un caso fortuito, un malfunzionanento del detonatore evita la prima strage.

Cosa Nostra, allora, decide di riprovarci. Falcone sa troppo. La decisione definitiva viene presa durante alcune riunioni delle “Commissioni” regionali e provinciali di Cosa Nostra, tra il settembre-dicembre 1991. Queste “riunioni”, presiedute dal boss Salvatore Riina, decretano il destino di Giovanni Falcone e di molti altri che come lui lottavano per la giustizia.
Era un soleggiato giorno di fine Maggio quando una carica di cinque quintali di tritolo spazza via l’auto blindata di Falcone e quella della sua scorta. Quel giorno se ne sono andate cinque persone ma non è sparita la voglia di lottare di tanti cittadini onesti che ogni 23 Maggio commemorano le vite di quanti non ci sono più e alzano la voce per portare un cambiamento nella nostra società. Perché gli uomini passano ma le idee restano!

D’altronde, come diceva lo stesso Falcone “La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”!

Falcone e Borsellino Cosa Nostra

Ricordiamo Giovanni Falcone con la sua ultima intervista televisiva. Nello studio di “Babele”, qualche mese prima di morire, il giudice risponde alle domande di Corrado Augias.

 

A cura di Giusy Mercadante.

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