Obesità all’Expo, conseguenze e prevenzione

Si è tenuta all’Expo, la conferenza “Obesità: quando come e perché” che invita a riflettere su i rischi e le cause di quella che è stata definita una vera e propria epidemia

Il 20 maggio scorso, presso il Conference Centre all’interno dell’Expo di Milano, si è svolto l’evento “Obesità: quando come e perché“. Proposto dal Dipartimento di scienze biomediche del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il dibattito si è concentrato sulle tecnologie oggi a disposizione per prevenire e curare l’obesità, ma anche le sue conseguenze nella salute dell’individuo. Hanno aderito all’evento le principali società scientifiche italiane e internazionali che si occupano di obesità.

Il tema dell’obesità è centrale nel leitmotiv dell’Expo milanese “Nutrire il pianeta”. Seppure legate a problematiche sociali e territoriali differenti, malnutrizione e obesità sono due facce della stessa medaglia. Entrambe, infatti, sono declinazioni di un errato sistema di coltivazione e nutrizione, sul quale l’Expo cerca di far riflettere. Legittimo è interrogarsi sulla coerenza di una manifestazione particolarmente legata alle multinazionali alimentari.

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Allarmanti i dati sull’obesità. Nel 1997 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha formalmente riconociuto l’obesità come un’epidemia globale. Nelle società occidentali quasi 2 miliardi di persone sopra i 18 anni sono sovrappeso o obesi. Quasi il 39 percento del totale. In Italia, i dati del 2013, riportano una percentuale del 33 percento. Ancora più inquietante è la situazione dell’obesità infantile: 42 milioni di bambini sotto i 5 anni sono da considerarsi obesi.

Particolarmente acceso è il dibattito sulla prevenzione, e quindi le cause, dell’obesità. Margherita Maffei, ricercatrice dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa e coordinatrice dell’evento “Obesità: quando come e perché” è incline a indicare come causa rilevante dell’obesità una proteina, la leptina, prodotta dal grasso. La leptina, afferma la Maffei, “dà informazioni al cervello sulle scorte energetiche presenti nel tessuto adiposo. Il cervello, elaborando questi dati, produce la sensazione di fame o di sazietà ed è grazie a tale sistema che il peso si mantiene costante”. In caso di obesità, questo meccanismo sarebbe alterato.

Di differente avviso è il Ministero della Salute italiano. Come si può leggere sul sito, infatti, l’obesità sarebbe “causata nella maggior parte dei casi da stili di vita scorretti”. Dovuta soprattutto a una scarsa attività fisica e a una pessima alimentazione iperglicemica. Da una parte, quindi, il garantismo dell’obesità come uno scompenso clinico, dall’altra il giustizialismo di “una condizione ampiamente prevenibile”.

Molto attiva nella lotta all’obesità è la First Lady statunitense Michelle Obama. Da cinque anni, infatti, ha lanciato la campagna “Let’s Move contro l’obesità”, in cui invita i cittadini americani a fare esercizio fisico. Quasi il 65 percento degli statunitensi maggiorenni è in sovrappeso o obeso. Eppure l’obesità non è più una prerogativa dei paesi più ricchi economicamente. Anzi. Il record negativo è infatti detenuto dalle piccole isole di Tonga e Samoa, rispettivamente 86,1 e 84 percento della popolazione sopra i diciotto anni.

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“Per la prima volta nell’anno 2000 la popolazione sovrappeso/obesa ha superato in numero quella dei denutriti”, continua la Maffei. Se, una parte dei paesi occidentali, cerca di prevenire l’obesità con campagne e leggi contro i cibi grassi, di ben altro avviso è il Giappone. Dal 2008, infatti, è stata varata una legge, molto controversa, che costringe al pagamento di una multa decisamente salata, chi supera i limiti del girovita imposti. In Giappone, oggi, il 3,5 percento della popolazione è obesa.

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