6 Giugno 1968: Robert Kennedy viene ucciso

6 Giugno 1968: Robert Kennedy viene ucciso

Il 6 giugno 1968 fu ucciso Robert Kennedy, fratello di John e probabile candidato democratico alla presidenza.

L’impegno a garantire il pieno esercizio dei diritti civili alla popolazione di colore era stato un elemento essenziale del programma di politica interna di John Kennedy. In quegli anni le tensioni razziali assunsero un carattere sempre più pericoloso. Le rivolte dei ghetti coincisero con la crescente opposizione all’impegno militare in Vietnam.

Nel 1967 una manifestazione per la pace a Washington culminò in scontri tra dimostranti ed esercito. L’assassinio del leader pacifista Martin Luther King e del candidato alla presidenza Robert Kennedy, segnò la crisi del partito democratico e le elezioni furono vinte da Nixon. Robert si era laureato ad Harvard nel 1948 e nel 1959 aveva seguito la campagna che portò alla presidenza suo fratello John. Durante la presidenza di JFK fu ministro della giustizia e svolse il ruolo di consigliere nel periodo della crisi missilistica di Cuba. Dopo l’assassinio del fratello fu eletto al Senato, si avvicinò al movimento per i diritti civili di Martin Luther King e decise di candidarsi alle presidenziali del novembre 1968. Aperto oppositore della guerra in Vietnam, si scontrò con il presidente democratico uscente Johnson.

Venne assassinato il giorno successivo alla sua vittoria alle elezioni primarie del Partito Democratico in California. Numerosi dubbi sorsero sull’effettivo autore dell’omicidio poiché secondo il medico legale il colpo mortale fu esploso lateralmente e quindi più probabilmente da un uomo stesso del suo staff e non dal giordano di origine palestinese Sirhan B. Sirhan che si trovava di fronte a Kennedy.

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