L’ anoressia, da YSL ai Subsonica

anoressia

L’ anoressia, un disturbo alimentare molto diffuso, torna a far parlare di sé. Lo spot di Ysl viene censurato, ma in Italia i Subsonica lanciano “Specchio”.

Anoressia è un termine che fa paura. A chi, di questo disturbo alimentare, ne soffre e a chi lo vive indirettamente attraverso il rapporto col “malato”. Anoressia è un termine che fa paura, a chi frequenta il mondo della moda, delle passerelle o, semplicemente, alle ragazze che in fase di crescita cercano il corpo “perfetto” da mostrare al mondo. Nei dibattiti pubblici, in quelli medici, nei salotti televisivi e nelle parole di genitori allarmati si moltiplicano così le accuse nei confronti una società che sposa sempre più il concetto che “magro è bello”; un concetto che porta spesso il “magro” all’estremo, attraverso le immagini di corpi privi di forme. È ancora da una polemica sull’immagine fornita dal mondo della moda che si è riacceso il dibattito sull’ anoressia. Questa volta, al centro del terremoto mediatico, una modella di Yves Saint Laurent. La pubblicità dell’atelier francese, apparsa sulla rivista Elle, è andata incontro alla decisione di censura da parte dell’Asa – Advertising Standards Authority – l’autorità che vigila sulla pubblicità nel Regno Unito. Un altro, purtroppo “classico”, esempio di “ anoressia chic ” in cui una modella sottopeso rischia di diventare icona, bellezza a cui aspirare.

Che il mondo della moda sia sempre stato il principale punto di partenza delle polemiche a causa di alcune scelte discutibili, data inoltre l’eccezionale visibilità di questa realtà, è appurato. E lo spargersi a macchia d’olio delle accuse nei mercati ad esso strettamente collegati ha rappresentato quasi un proseguimento naturale delle critiche. Basti pensare al crescendo delle polemiche sul fisico di Barbie – impossibile per una donna reale raggiungere quel punto vita mantenendo le altre curve che l’icona Mattel mostra – e i tentativi di imitazione da parte delle varie “barbie girl” umane, simil-robot chirurgicamente impeccabili.

anoressia barbie

Tuttavia, ripetere i soliti discorsi sull’immagine irresponsabile dei fisici fornita dai media è davvero la soluzione migliore per una campagna pubblica di contrasto all’ anoressia?

La difficoltà maggiore di fronte ai disturbi alimentari si annida proprio nel rischio di non affrontare il problema nel modo adeguato. Difficoltà, dunque,  che si riflette anche e soprattutto nella modalità di comunicazione di una malattia che circuisce le sue vittime fin dall’età più giovane. “I disordini alimentari, di cui anoressia e bulimia nervosa sono le manifestazioni più note e frequenti, sono diventati nell’ultimo ventennio una vera e propria emergenza di salute mentale per gli effetti devastanti che hanno sulla salute e sulla vita di adolescenti e giovani adulti”, riporta il Portale Epicentro a cura del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute. L’ anoressia, come gli altri disordini alimentari è una malattia complessa: oltre ai fattori biologici, sociali e psicologici, c’è comunque da parte del paziente una “ossessiva sopravvalutazione dell’importanza della propria forma fisica, del proprio peso e corpo e una necessità di stabilire un controllo su di esso”. E in questa pressione mentale, le immagini fornite dai media giocano, certo, un ruolo centrale. Ma non l’unico.

Vista l’estrema complessità dell’ anoressia risulta dunque limitante continuare ad attaccare le scelte mediatiche di case di moda, personaggi pubblici e concorsi di bellezza attraverso un linguaggio già sentito; al quale, anche chi si trova in una situazione di rischio, risulta ormai assuefatto. Un buon esempio giunge, allora, dalla musica. Una canzone sul tema dell’ anoressia può diventare la scelta più banale da compiere, se non si sta attenti. O, al contrario, la forma di comunicazione più riuscita in un misto di note, parole, immagini e suggestioni che si avvicinano perfettamente alla complessità e sembrano riprodurre il mescolarsi dei diversi fattori che inducono giovani donne e bambine a cadere nell’ anoressia.

“Specchio”, dei Subsonica è un esempio di questa attenta ricerca, anche nella comunicazione. Il singolo, uscito infatti i primi di maggio, ha una storia particolare. Il testo, partorito dalle menti di Max Casacci e Samuel Romano, contiene alcune parole chiave “specchio, precipizio, anima, gola”, che gli autori in fase creativa hanno cercato in rete. È così che il tema dell’ anoressia si è presentato loro in tutta la sua forza e concretezza: dalla ricerca sono risultati blog e testimonianze dirette di chi il mostro dell’ anoressia l’ha combattuto. E, per affrontare un tema tanto forte, i Subsonica non si sono fermati alla selezione di immagini suggestive che facessero da sfondo al linguaggio particolare che caratterizza i testi del gruppo fin dal 1996, data d’esordio. Il video finale, a metà tra video arte e videoclip, racconta la storia di una persona anoressica. “Una persona reale, con la quale, insieme al regista Luca Pastore ci siamo confrontati. E ci siamo confrontati anche con terapeuti, e con persone che gestiscono strutture dove il problema viene quotidianamente affrontato”, hanno affermato gli autori.

La scelta finale di proiettare il cortometraggio integrale a quasi un mese dall’uscita del singolo, in occasione del #subsonicaday, lo scorso 5 giugno, è il completamento del messaggio che i Subsonica hanno voluto dare contro l’ anoressia. Un messaggio che ha tutte le potenzialità per arrivare più diretto, soprattutto al target maggiormente esposto al rischio anoressia, quello degli adolescenti tra i 15 e i 29 anni (fascia che rappresenta il 40% dei giovani affetti da disturbi alimentari). Soprattutto grazie a un linguaggio più forte, quello della musica, che non quello del tradizionale attacco sferrato da media, adulti e istituzioni ad una società in cui, proprio i giovani, scalpitano per arrivare a sentirsi inclusi.

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