14 giugno 1928 nasce Ernesto Guevara, personaggio e rivoluzionario della seconda metà del secolo scorso.
Rivoluzionario, guerrigliero, scrittore e medico. Che Guevara, al secolo Ernesto Guevara de la Serna, è stato tutte queste cose. Nato in Argentina il 14 giugno 1928 da un’agiata famiglia di Rosario, la vita di Ernesto è stata fin da subito ricca di avvenimenti. Ancora piccolissimo è costretto a trasferirsi con l’intera famiglia in una cittadina dal clima mite nella provincia di Córdoba a causa della malattia che lo affliggerà per tutta la vita: l’asma.
Durante l’adolescenza legge senza sosta e si avvicina al mondo dei grandi pensatori come Freud, Russell, Gandhi; scrive poesie, s’interessa di fotografia e si dedica allo sport, ottenendo ottimi risultati come giocatore di Rugby. Si laureerà in medicina all’università di Buenos Aires, ma non prima di aver attraversato l’interna America Latina a bordo della mitica motocicletta Norton Model 18, in compagnia dell’amico Alberto Granado.
Fu proprio durante quel viaggio che Ernesto vide con i propri occhi la povertà diffusa nel suo paese, visione che motivò in lui una presa di coscienza sempre più forte e il desiderio di cambiare le cose. Verranno in seguito gli anni della resistenza armata in Guatemala e il successivo avvicinamento agli ambienti degli esuli cubani, primo fra tutti Fidel Castro, e sarà parte attiva nella rivoluzione cubana del 1953, motivato dall’idea che il socialismo, attraverso la lotta armata, avrebbe risolto i problemi dei paesi poveri. Il 9 ottobre del 1967 viene ucciso in Bolivia, dove stava prendendo parte alla rivoluzione.
Tanto è stato detto e tanto è stato scritto su questa figura della storia del passato secolo. Da qualunque punto di vista lo si voglia osservare e commentare, Ernesto Che Guevara è stato indubbiamente un’icona che ha lasciato dietro di sé un immaginario che rompe le barriere dello spazio e del tempo: giovani e meno giovani si sono da sempre confrontati con la sua personalità, le sue idee, le sue gesta, traendone spunti di riflessione che forse, come lui, sono destinati a non morire mai.
A cura di Margherita Romano.