Bloody Sunday, la strage di Derry

Bloody Sunday Derry

Bloody Sunday, letteralmente “Domenica di sangue”, è il termine con cui si indicano gli eventi accaduti nella città di Derry, Irlanda del Nord

Bloody Sunsay- Il 30 gennaio 1972, il 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell’esercito britannico aprì il fuoco contro una folla di manifestanti per i diritti civili, nella città di Derry, Irlanda del Nord, colpendone 26.

Bloody Sunday Derry, i fatti:

I manifestanti protestavano contro una legge speciale emanata dal governo irlandese unionista – cioè favorevole all’ appartenenza dell’Irlanda al Regno Unito, contrariamente agli indipendentisti – secondo cui bastava l’approvazione del ministero degli Interni dell’Irlanda del Nord per arrestare gli oppositori senza processo e a tempo indefinito. I paracadutisti avevano l’ordine di disperdere la folla, ma improvvisamente iniziarono a spararle contro colpendo 26 persone, di cui cinque alla schiena mentre cercavano di scappare. In seguito i soldati raccontarono di aver sentito colpi d’arma da fuoco provenienti dai manifestanti, ma le loro dichiarazioni furono contraddette da quelle di molti testimoni che dichiararono di non aver visto armi tra i partecipanti al corteo.

Tredici persone, la maggior parte delle quali molto giovani (di cui sei minorenni), furono colpite a morte, mentre una quattordicesima morì quattro mesi più tardi per le ferite riportate. Due manifestanti rimasero feriti in seguito all‘investimento da parte di veicoli militari. Molti testimoni, compresi alcuni giornalisti (tra i quali l’italiano Fulvio Grimaldi), affermarono che i manifestanti colpiti erano disarmati.

La strage acuì enormemente il clima di tensione tra gli unionisti e gli indipendentisti, nato alla fine degli anni Sessanta in Irlanda del Nord. In particolare il Bloody Sunday favorì l’ascesa dei terroristi separatisti dell’IRA, che ottenero grande sostegno da parte della popolazione.

Nel 2003 un ex paracadutista inglese confessò di aver sparato a Barney McGuigan, che sollevava un fazzoletto bianco, uccidendolo.

Bloody Sunday Derry, le inchieste:

Il Governo Britannico condusse due inchieste. Una prima inchiesta, il “Widgery Tribunal”, aperta nelle settimane seguenti dall’allora primo ministro britannico Edward Heath, prosciolse le autorità e i soldati britannici da ogni colpa, ma venne in seguito considerata un insabbiamento di quanto accaduto.

La seconda, detta “Saville Inquiry”, fu stabilita nel gennaio del 1998 dall’allora premier Tony Blair. Questo annunciò l’apertura di una nuova inchiesta – affidata a Lord Saville of Newdigate – basata su nuove prove e testimonianze. Le indagini durarono dodici anni e costarono 250 milioni di euro. Il rapporto, lungo 5mila pagine, ha stabilito che tutte le persone uccise erano disarmate, tranne un ragazzino, Gerard Donaghey, che probabilmente aveva con sé alcune bombe carta. Nessun manifestante aveva aggredito in alcun modo i soldati, che spararono dunque per primi senza alcuna provocazione e senza neanche avvisare la folla.

Il 15 giugno 2010 il primo ministro del Regno Unito David Cameron ha presentato le conclusioni del rapporto, condannando senza alcuna giustificazione la condotta tenuta in quelle circostanze dall’esercito inglese. Cameron, dopo essersi scusato pubblicamente con le persone uccise e i loro familiari per il comportamento del Regno Unito, ha così concluso: «Sono patriottico e non voglio mai credere a niente di cattivo sul nostro Paese, ma ciò che afferma questo rapporto sono fatti privi di equivoci: ciò che è successo il giorno di Bloody Sunday è stato ingiusto e ingiustificabile. È stato sbagliato, nessuno dei morti e dei feriti poteva essere considerato una minaccia».

La Bloody Sunday di Derry, vera e propria Domenica di sangue, resta tra gli eventi più significativi della storia recente dell’Irlanda del Nord, probabilmente anche perché avvenuta sotto gli occhi di telecamere e giornalisti.

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