30 novembre 1979: esce The Wall

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Il 30 novembre 1979 i Pink Floyd pubblicavano The Wall. Non solo un disco: un mondo di suoni, introspezione e disagio ancora ricordato tra i successi intramontabili.

“Hey, teacher, leave the kids alone!” è solo una frase; una frase che, però, non si riesce a leggere senza far affiorare sulle labbra il ritmo che la anima; una frase che evoca un mondo: quello creato dai Pink Floyd 36 anni fa con l’uscita dell’album “The Wall”. Non ritenuto il migliore tra i dischi del gruppo, The Wall è tuttavia sicuramente quello più ricordato (oltre che quello più venduto).

L’undicesimo album dei Pink Floyd esce precisamente il 30 novembre del 1979, dopo circa un anno di lavoro. Il risultato è un’opera rock straordinaria, un mondo in cui i suoni si fondono trasportando l’ascoltatore in un’atmosfera cupa, difficile in cui il disagio e l’incomunicabilità diventano i veri protagonisti.

Tutte le canzoni contenute in The Wall seguono infatti uno stesso tema: l’album evoca la storia di Pink, rockstar confinata in continue situazioni di disagio a causa del muro (il The Wall del titolo) che il musicista si costruirà per isolarsi dal mondo che l’ha solo distrutto. Così, ad esempio, Another Brick in The Wall, tra le melodie più ricordate del doppio album, si divide in ben tre parti: “Reminiscing”, “Education” e “Drugs”.

Tutti scritti dal bassista Roger Waters, i testi sono atti di protesta contro una società spesso troppo inquadrata in schemi rigidi e preconfezionati che finiscono per far sentire in prigione chi, come Pink, cerca di vivere nel mondo affrontando traumi e fantasmi interiori.

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Il primo dei due dischi contenuti in The Wall si chiude con il drammatico racconto di “Goodbye Cruel World”, il mondo degli eccessi è al massimo; Pink sempre più vicino al fondo; il muro sempre più alto e difficile da oltrepassare. L’addio al mondo sembra l’unica chiusura possibile per una vita in cui risuonano ormai solo suoni cupi e bassi.

Il secondo disco si apre invece con note di malinconia che cercano di dare una, piccola, nuova speranza al protagonista, di farlo tornare nella realtà dalla quale cerca ripetutamente di isolarsi. “Outside the Wall” è il pezzo forse più introspettivo, a dispetto del titolo. Meno di due minuti in cui è concentrata un’intensa riflessione sul mondo degli adolescenti, spesso trascinati e sfruttati dagli adulti che li irretiscono pur di raggiungere i propri scopi.

I Pink Floyd decisero poi di arricchire di immagini i suoni usati per descrivere l’incomunicabilità, già fortemente evocativi, di cui era intriso il concept album; nel 1982 uscì infatti “Pink Floyd-The Wall”, il film in cui la rappresentazione visiva non lascia più niente all’immaginazione: la storia di Pink diventa, in questo modo, ancora più “vera”, credibile per un pubblico che viene tenuto incollato a uno schermo che lo sconcerta, proiettandolo all’interno di scene e situazioni che si fatica a non considerare sgradevoli, inquietanti. Immagini in cui il disagio raccontato da The Wall, e vissuto da Roger Waters, non può più essere nascosto.

36 anni fa i Pink Floyd hanno dato vita non solo a un album ma a un mondo. “Hey Teacher, leave the kids alone”… Ancora ricordato e canticchiato.

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