3 dicembre 1997: muore Benito Jacovitti

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Il 3 dicembre 1997 alle 8.30 di mattina muore a Roma Benito Jacovitti, uno dei più grandi fumettisti italiani. Una storia ricca come i suoi lavori quella del padre di Cocco Bill, il pistolero alla camomilla.

Nato a Termoli nel marzo 1923, Benito Jacovitti mostra fin da bambino la sua grande propensione al mondo del fumetto. Dalla provincia di Campobasso la famiglia si trasferisce prima a Macerata e poi a Firenze: qui Jacovitti si iscrive all’isituto d’arte.

Le prime pubblicazioni sono del 1939, anno in cui la rivista satirica toscana “Il brivido” dà visibilità ai lavori di un ancora sedicenne fumettista in erba. Il talento del ragazzo è già chiaro, ma è la storia “Pippo e gli inglesi” a procurargli la collaborazione con il settimanale Il Vittorioso; collaborazione che durerà ben trent’anni fino alla chiusura del periodico.

Jacovitti non è ormai più un nome sconosciuto. I suoi fumetti sono segno di una mano sicura, già esperta; la stessa che nel 1957 ha dato vita al suo personaggio più famoso: Cocco Bill, eroe di un far west colorato e fantasioso, come nel perfetto stile di Jacovitti. Il “pistolero alla camomilla” sempre schierato dalla parte della legge e inseparabile dal cavallo Trottalemme apparve per la prima volta sul primo numero de “Il Giorno dei ragazzi“, supplemento de Il Giorno.

Benito jacovitti

La storia del fumettista capace di creare fantastici mondi attraverso una penna non può essere però raccontata da sola. Nel 1944 Jacovitti incontra “Lilli” (Floriana Jodice) e il matrimonio del 1949 sarà solo l’unione concreta di un amore da film, o meglio, da fumetto. Uno dei migliori di sempre dell’autore.

Lisca di pesce, come veniva chiamato a causa del suo fisico esile, le spedì più di 1500 lettere d’amore in meno di 5 anni. La conquistò, ma non riuscì mai a farle preferire le sue strisce a Topolino. L’amore tra i due fu talmente forte che, dopo poche ore dalla morte del fumettista, “Lilli” non riuscì a sopportare l’idea di una vita separata dal marito e si spense, a poche ore di distanza, all’età di 72 anni.

Una storia che Jacovitti avrebbe sicuramente messo su carta a modo tutto suo. Magari aggiungendovi i salumi o i personaggi dai colori vivaci e le espressioni spesso grottesche altre volte radiose che rimangono ancora oggi il suo simbolo distintivo.

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