Migranti Abruzzo: siamo in emergenza?

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In Abruzzo è boom di domande di migranti per la prima e seconda accoglienza: operatori dell’accoglienza cercasi.

Gli attentati terroristici di Parigi, la convivenza spesso forzata fra persone di diversa etnia e religione, il flusso inarrestabile di migranti dai Paesi africani, l’ombra costante del terrorismo di matrice islamica e la necessità dei governi di garantire la sicurezza nazionale hanno minato le basi della società moderna. Un’emergenza, quella dell’immigrazione, che vede l’Italia coinvolta in prima linea soprattutto per la sua posizione strategica nel Mediterraneo. Mai come in questi ultimi mesi il dibattito sul rapporto immigrazione-integrazione è stato così tanto acceso e violento e per questo le amministrazioni, le organizzazioni della società si interrogano sul reale impatto del fenomeno nei loro territori.

E’ in particolare il caso dell’Abruzzo che, nonostante la sua limitata estensione, ha visto aumentare esponenzialmente i migranti accolti dalla Regione: circa 1.900 unità sottolinea il viceprefetto di Teramo, con inevitabili ripercussioni su tutto il territorio.

Ma qual è il reale stato delle cose? Si può realmente parlare di emergenza?

A queste domande l’Associazione dei Giovani Psicologi Abruzzesi in collaborazione con Domus Caritatis e UNICEF ha tentato di dare risposta attraverso un convegno sul tema “Emergenza immigrazione in Abruzzo” svoltosi a Teramo l’11 di Dicembre 2015.

L’incontro, dal titolo un po’ provocatorio, si è centrato sull’analisi della possibile convivenza fra abruzzesi e migranti e della mutata realtà socio-economica del territorio. “Non volevamo creare timori, ci interessava diffondere aspetti poco conosciuti del fenomeno in primo luogo tra i colleghi che spesso considerano la questione non di proprio interesse” spiega Alessio Sangiuliano, presidente dell’Associazione dei Giovani Psicologi d’Abruzzo. “Al contrario, l’integrazione si basa sulla relazione e sono proprio gli psicologi i professionisti atti a gestire questi aspetto. E in questo momento ce n’è un gran bisogno perché sul territorio non ce ne sono molti” conclude.

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Alberto di Gaetano, dirigente della Prefettura, spiega come nelle 17 strutture di prima accoglienza presenti nella provincia, sono previsti aumenti importanti che dagli attuali 525 immigrati ospitati potrebbero arrivare a 800 nel 2016. E questo solo per quello che riguarda la prima accoglienza, poiché calcolando anche gli ospiti delle strutture di seconda accoglienza, gli SPRAR (sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati), i numeri aumentano.

La prima accoglienza si riferisce alla funzione svolta dai CAS (centri di accoglienza straordinaria) che ospita le persone che arrivano nel nostro paese e che sono gestiti dalla prefettura. E’ in questi centri, organizzati in strutture collettive, che avviene il primo screening culturale e sanitario dei migranti. Per seconda accoglienza invece si intendono le mansioni svolte dagli SPRAR, di competenza del comune, che accolgono coloro che, in seguito agli accertamenti, hanno diritto a rimanere. Gli Sprar sono organizzati in appartamenti poiché il loro obiettivo è quello di integrare i suoi ospiti nel territorio di accoglienza.

“Domus Caritatis – spiega Viky Bottone, direttore della Cooperativa Domus Caritatis per le Marche e l’Abruzzo – accoglie nelle sue strutture chi fugge da guerre e tragedie che sconvolgono, quasi quotidianamente, i propri Paesi d’origine. Andiamo oltre l’assistenzialismo e offriamo alfabetizzazione e formazione per il lavoro.” E continua “A Campli, di recente, alcuni migranti sono stati utilizzati per lavori socialmente utili, un paio gli abbiamo assunti in cooperativa perché parlano tre lingue”.

Proprio questa è la tipologia di complessità emersa durante la tavola rotonda: i compiti legati alla prima ma soprattutto alla seconda accoglienza, necessitano di competenze specifiche e qualificate per la gestione dei flussi migratori sempre più ingenti a cui stiamo assistendo oggi, soprattutto per quanto riguarda la mediazione culturale. “Non ci si può inventare operatori dell’accoglienza, gli Sprar hanno bisogno di professionisti” ha sottolineato Maura Laureti del servizio centrale Sprar.

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L’immigrazione rappresenta quindi una reale opportunità di crescita psicosociale e professionale, come ha sottolineato l’Associazione dei Giovani Psicologi d’Abruzzo durante l’incontro; e le organizzazioni del Terzo Settore svolgono una funzione chiave nel processo di gestione e integrazione dei flussi accanto alle istituzioni, ma diventa un’emergenza soprattutto la necessità di reperire operatori qualificati per le funzioni di accoglienza e integrazione di cui, soprattutto in Abruzzo, sembra esserci sempre più bisogno.

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