31 dicembre 1937: nasce Anthony Hopkins

anthony hopkins

Feroce nei panni di Hannibal Lecter, buonissimo in The Elephant Man, entrambe le cose in molti altri ruoli. Anthony Hopkins ha coniugato la tradizione del teatro classico con la volontà di rottura del free cinema inglese. Passando attraverso ruoli letterari, molti personaggi storici, l’Oscar per Il silenzio degli innocenti. Fino al presente, perfettamente a suo agio nell’epoca dei blockbusters.

A cinque anni si commuove guardando un film di Lassie. Il padre, fornaio gallese vecchio stampo, lo prende talmente in giro da fargli sviluppare un autocontrollo sulle emozioni fin troppo ferreo. Il futuro Sir Anthony Hopkins sconterà questa gestione non corretta dell’emotività con una giovinezza piuttosto problematica. Insicurezze, scoppi di aggressività, abuso di alcol, da cui si libererà solo alla soglia dei quarant’anni.

Le difficoltà contribuiscono probabilmente a scolpire quell’inimitabile “doppia natura” che caratterizza la sua figura d’interprete. L’aplomb apparente e quegli occhi blu dallo sguardo insostenibile daranno vita a personaggi violenti e implacabili. Non necessariamente negativi come Hannibal Lecter, che gli fa vincere l’Oscar nel 1992 come miglior attore per Il silenzio degli innocenti e che interpreterà altre due volte, in Hannibal e in Red Dragon. Basti pensare al Van Helsing di Bram Stoker’s Dracula di Coppola (1992) o al Tito Andronico di Titus di Julie Taymor (1999), versione post-moderna del celebre dramma che permette a Hopkins di tornare alle sue origini, quelle del teatro shakespeariano. Nella sua carriera ha al suo attivo un certo numero di personaggi storici non semplicissimi: in tv, l’Adolf Hitler di The Bunker (1981) e Galeazzo Ciano in Io e il Duce (1986). Al cinema, Gli intrighi del potere – Nixon di Oliver Stone (1995); Surviving Picasso (1996) di James Ivory; l’ex-Presidente degli Stati Uniti John Quincy Adams in Amistad di Steven Spielberg (1997); il divertente Hitchcock di Sacha Gervasi (2012).

Gallese di Port Talbot, nasce il 31 dicembre 1937. Figlio unico, ben presto scopre la vocazione per la recitazione, vista anche come mezzo per combattere il carattere fortemente introverso. L’innegabile talento lo porta, negli anni ’60, alla scrittura presso il National Theatre diretto da Sir Laurence Olivier.

Alla fine del decennio esordisce sul grande schermo nell’ambito del free cinema britannico, diretto da registi come Tony Richardson o Lindsay Anderson. Anche al cinema non mancano ruoli tratti da Shakespeare, comeIl Leone d’inverno o Amleto. Nel 1977 fa parte dell’imponente cast di Quell’ultimo ponte, film di guerra diretto da Richard Attenborough.

Nel 1980 conferisce la consueta potenza drammatica ad un eroe positivo, realmente esistito nell’Inghilterra vittoriana, in The Elephant Man di David Lynch. Hopkins interpreta Frederick Treves, il medico che rende pubblico il caso dell’infelice Joseph Merrick (John nel film, magnifica interpretazione di John Hurt), affetto da una mostruosa deformità, e riesce a fargli trascorrere dignitosamente gli ultimi anni di vita (produce un insospettabile Mel Brooks). Altri ruoli significativi pre-Oscar sono il capitano Bligh de Il Bounty, terza versione cinematografica del celebre ammutinamento, che vede Hopkins contro il capo dei rivoltosi Mel Gibson; il libraio che intraprende una relazione epistolare transoceanica con la scrittrice Anne Bancroft in 84 Channing Cross Road; il reduce del Vietnam sequestrato in casa con la sua (disastrata) famiglia dall’evaso Mickey Rourke nel claustrofobico Ore disperate di Michael Cimino.

Dopo Lecter, si dedica a ruoli più riflessivi (Casa Howard, Quel che resta del giorno, Viaggio in Inghilterra). Dalla fine degli anni ’90, la sua presenza nobilita numerosi blockbusters, film d’azione, commedie, in cui risulta perfettamente a suo agio anche accanto a colleghi molto più giovani.

Tag

  • Anthony Hopkins
  • hannibal lecter
  • il silenzio degli innocenti
  • the elephant man

Potrebbe interessarti: