22 febbraio 1987: muore Andy Warhol

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Il 22 febbraio 1987 muore Andy Warhol, padre della pop art e artista stravagante dalla fama internazionale ma sempre legato agli Stati Uniti.

“Ci sono tre cose che trovo sempre belle: il mio solito vecchio paio di scarpe che non mi fa male, la mia stanza da letto, e la dogana degli Stati Uniti quando torno a casa”. Questa una delle più strane e mai banali frasi di Andrew Warhola (si farà chiamare Andy e in seguito deciderà di dare al suo cognome un suono più “yankee” levandogli la a finale).

Profondo l’attaccamento di Andy Warhol agli Stati Uniti e unica la carriera proiettata al successo e a una fama internazionale. Infatti quando morì, nel 1987 (aveva già rischiato di morire per un proiettile sparato da una sua amica) per via di un banale intervento alla cistifellea, dopo i funerali a Pittsburgh si tenne a New York una messa commemorativa a cui parteciparono oltre duemila persone, desiderose di salutare per l’ultima volta quello strano personaggio venuto dall’Est Europa come ringraziamento della sua illuminante creatività artistica.

Andy Warhol

L’eccentricità e la stravaganza di Warhol sono ben note a tutti ma non tutti sanno che scoprire che il poliedrico artista viveva nella casa newyorkese su cinque piani con 25 gatti siamesi, tutti di nome Sam, eccetto uno che si chiamava Hester. Ma era la casa stessa ad avere qualcosa di strano: tutti gli artisti che la visitarono, raccontano come fosse priva di mobili nonostante l’ampiezza: accanto alle tele e ai disegni, ai dischi e alle riviste, c’erano oggetti acquistati e mai scartati, oggetti e ciarpame di ogni genere vista la sua predisposizione all’accumulo compulsivo.

Andy WarholNonostante la sua notorietà Andy Warhol era un tipo di poche parole, infatti riusciva a rimanere in disparte, nonostante fosse il protagonista, nella sua Silver Factory il luogo più alla moda di New York negli anni ‘60; l’argento era il colore predominante all’interno degli ambienti, tanto che anche il water era ricoperto di vernice argentata o di carta d’alluminio. Anche l’acconciatura di Warhol era argentata e il suo stile unico e studiato con le giacche di pelle e gli occhiali scuri.

Inoltre Andy Warhol diceva di essere sposato con il suo registratore e della TV diceva: “Quando ebbi il mio primo televisore smisi di farmi un problema dell’avere o meno relazioni profonde con gli altri”.
Accendeva contemporaneamente la radio, lo stereo e la tv, e la macchina fotografica diventava un estensione di sé indispensabile per registrare i volti e i suoni durante i party, anche 5 a sera, a cui veniva invitato.

L’artista non amava parlare di sé, della sua vita e del suo passato, cosa strana per chi si fece fotografare diverse volte e in numerosi contesti, tanto da essere lui stesso un’icona pop, proprio come le sue opere.

Curioso è sapere che Warhol a 8 anni ebbe una sorta di esaurimento nervoso tanto che durante le settimane in cui rimase a letto si inventò un mondo di eroi dei fumetti e star del cinema di cui collezionò molte fotografie e autografi che avrebbe regalato alla madre. Julia, questo il suo nome, visse nel seminterrato della casa e non seppe mai dell’omosessualità del figlio ma con estremo amore lo soprannominò Candy Andy, visto che amava follemente dolci e caramelle.

Andy Warhol

Ecco l’ultima curiosità di Warhol, una frase diversa da quella dei 15 minuti di celebrità a cui tutti noi siamo destinati. “Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c’è lo stesso qualcuno a cui interesso. Ne faccio tesoro e mi chiedo: che cosa avrò sbagliato?”

Semplicità e genialità insieme in un unico grande artista.

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