Zara, la collezione “Undergender” delle polemiche

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Zara è ormai un colosso del Pronto Moda che riesce a mettere in crisi anche i più grandi nomi del mondo del Fashion. Questa volta, però, si lancia in una collezione fluida, senza genere; ma le intenzioni del marchio spagnolo non hanno portato ai risultati sperati…

Zara ha lanciato da pochi giorni la sua collezione “Undergender”, letteralmente traducibile in “senza distinzione di genere”, un po’, effettivamente, quello che dagli anni ’90 siamo abituati a chiamare Unisex: capi, accessori, scarpe e cosmetici adatti sia alle donne che agli uomini. L’idea non è dunque totalmente nuova; anche i magazzini londinesi Selfridges, hanno aperto un intero reparto dedicato alle collezioni agender, “capi neutri” che chiunque può scegliere di indossare.

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Magazzini Selfridges & Co, Londra. Reparto “Agender”

Certamente la ricerca di “uniformità” nella scelta dei capi di abbigliamento non è cosa nuova, è un fenomeno che affonda le sue radici dagli anni ’60 in poi, quando molti must del guardaroba maschile, come i blue jeans, cominciarono ad essere indossati anche dalle donne. Essenzialmente perché la società si evolve, i bisogni del genere femminile cambiano e il dinamismo della vita moderna necessita di un capo di abbigliamento comodo, che può tranquillamente assumere tratti più femminili.

Ma la questione, nel caso Zara, è diversa. Sentiamo spesso parlare di casi legati al “gender” e la promiscuità che si nasconde dietro questa etichetta. Per cui il bisogno sociologico che si celerebbe dietro alla scelta del marchio spagnolo è quella di cavalcare l’onda di questo fenomeno, di inserirsi nelle dinamiche di mescolazione di genere, di creare uniformità e “uguaglianza” nell’armadio maschile e femminile, di eliminare qualsiasi tipo di barriera o distinzione fra uomo e donna.

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Zara, Collezione Ungendered

Ma se le intenzioni erano queste come mai le polemiche, soprattutto nel mondo dei social non si sono risparmiate? Su twitter possiamo estrapolare alcuni commenti poco edificanti come “Parità di genere non significa #mascolinizzazione. Che toppa ha preso Zara con ungendered”.

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Zara, collezione Undergender

Effettivamente i capi proposti sono essenzialmente noiosi. Jeans, felpe e t-shirt informi sui toni del bianco, del grigio o del nero. Se la volontà era quella di scatenare ampi sbadigli, Zara ha fatto centro! Modelli effeminati e modelle androgine indossano questi capi senza linea e forma, capi che in questo modo non sembrano affatto riprodurre un senso di “parità” o di “unisex”, ma piuttosto di un’eccessiva radicalizzazione del concetto di “agender”.

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Zara, Collezione Undergender

La moda è nata per rendere una persona unica, speciale, per farla sentire a suo agio nel suo abito, sia che questo sia da tutti i giorni, sia che rappresenti una scelta per un’occasione formale, non è certo stata concepita per ammassarci tra di noi con felpe informi e grigie.

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Zara, Collezione Undergender

E forse, dunque, l’errore di Zara è stato proprio questo. 

Parità, emancipazione, abbattimento degli stereotipi di genere

Massificazione, perdita delle proprie caratteristiche, mancanza di creatività, originalità e buon gusto, proprio no!

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