Shakespeare in Rome, il grande drammaturgo in mostra

Shakespeare in rome

Dal 16 aprile al 7 maggio 2016 la Galleria Russo di Roma ospita la mostra Shakespeare in Rome, per celebrare i 400 anni dalla morte dell’autore inglese più famoso al mondo.

Il 23 aprile 1616, nella cittadina inglese di Stratford-upon-Avon, moriva a cinquantadue anni William Shakespeare. Il geniale drammaturgo che con le sue opere ha fatto ridere e disperare, imprecare e divertire. In una parola, emozionare.

Ha inventato tremila nuove parole inglesi, riuscendo a conquistare perfino la diffidente regina Elisabetta I. E si è guadagnato, nel corso dei secoli, il vanto di essere l’autore più rappresentato nei teatri e quello più tradotto al mondo, e il poeta più studiato al mondo -dal ben 50% della popolazione globale.

Anche in Italia l’autore è molto amato, e non poteva essere altrimenti. Il Bel Paese, infatti, è il luogo dove sono ambientate gran parte delle sue opere. Da nord a sud, da Verona a Messina, Shakespeare ha contribuito a far conoscere, e ammirare, molti paesi italiani. Ricevendo in cambio affetto e ammirazione. A Roma, ad esempio, nella suggestiva cornice di Villa Borghese, si trova il Silvano Toti Globe Theatre, teatro elisabettiano che rappresenta unicamente le sue opere.

ShakespeareA quattrocento anni dalla morte, il Bardo è ricordato con numerose iniziative, in particolare con il progetto Shakespeare Lives, che racchiude una serie di eventi a cui collaborano i GREAT Britain campaign partners.

In linea con questa campagna, dal 16 aprile fino al 7 maggio 2016, la Galleria Russo di Roma ospita la mostra gratuita Shakespeare in Rome, patrocinata dal British Council. Ispirandosi al mondo del drammaturgo, sette artisti contemporanei hanno dato vita a ritratti e installazioni.

Leggendo le opere di Shakespeare, è sorprendente notare come non ci sia nessun riferimento all’arte o ai suoi oggetti. Tra gli oggetti di scena, non compaiono mai pennelli e colori, e i dipinti appaiono molto raramente.

Come spiega Andrew Dickson, curatore della mostra, «Shakespeare non parla di arte, ma le parole da lui scritte, ciò che compare nel teatro, sono le sue opere d’arte. E, nel tempo, tantissimi artisti hanno risposto alla sue creazioni creando qualcosa di altrettanto affascinante e unico».

Basti pensare a quanti pittori e scultori si sono ispirati alle atmosfere da sogno delle commedie popolate da fate e folletti, a quelle cupe e sinistre delle tragedie, e alle tinte romantiche delle grandi celebri storie d’amore passate alla storia.

E, pensandoci, le vere opere d’arte del Bardo sono le passioni da lui rappresentate. Nessuno come lui ha saputo mostrare la forza dei sentimenti più primitivi dell’uomo, e quello che può succedere se vengono alimentati senza che l’uomo vi ponga freno. E l’invidia, la passione, il tradimento e perfino la fede vengono plasmati sul palcoscenico come veri ritratti con una propria anima.

Ed è così che Enrico Benetta, Roberta Coni, Manuel Felisi, Diego Cerero Molina, Michael Gambino, Massimo Giannoni e Tommaso Ottieri, i sette artisti ospitati dalla Galleria Russo, ci fanno entrare in mondi magici, attraverso nuovi linguaggi e materiali diversi.

Infatti, la forza delle opere di Shakespeare sta proprio nell’avere sempre qualcosa da dire, nel non esaurirsi, bensì di essere universali e perennemente attuali.

E non si può non condividere il pensiero del poeta Ben Jonson, che affermò: «Shakespeare è un artista non di una sola epoca, ma di tutti i tempi».

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