Aicem ha lanciato una campagna crowdfunding per difendere i diritti umani, per dire stop ai commenti feroci, alle parole offensive, per mostrare che ci sono altre vie da seguire oltre quella dell’odio.
E’ stata lanciata online proprio ieri, 4 luglio, la campagna crowdfunding di Aicem– associazione per la cooperazione e l’educazione nel mondo- chiamata “No Hate Words, only Love Speech”. L’obiettivo è quello di diffondere il rispetto e l’educazione ai diritti umani, per cercare attraverso processi educativi e partecipativi, di dire stop all’odio, tanto nel mondo online, che impazza di commenti, caricature e immagini offensive, tanto nella vita di tutti i giorni.
Cerchiamo di capire la storia di Aicem e cosa questa ONG vuole fare per cambiare le cose.
Aicem è una no profit attiva ormai dal 2009 e ha come mission quella di promuovere la cittadinanza attiva, la cooperazione e l’inclusione sociale dei giovani italiani e stranieri attraverso processi formativi e progetti partecipativi che utilizzano le metodologie non formali. Con queste intendiamo dei percorsi non scolastici, né formalizzati da un’istituzione o da un piano didattico, ma delle attività guidate che prevedano il supporto di un educatore che guida i giovani in gruppi di scrittura, disegno, dibattito, sport…così da dar loro modo, tempo e spazio di sperimentare collaborazione e partecipazione sotto altri punti di vista.
E’ importante capire questo concetto, poiché fa parte del cuore di Aicem.
Perché nasce questa campagna crowdfunding? Perché l’Hate Speech, i discorsi d’odio, i commenti e le parole feroci dilagano nel mondo del web senza alcun tipo di regola o barriera ad arginarle, perché le parole offensive si diffondono nella vita quotidiana e colpiscono singoli, ma anche gruppi (solitamente le minoranze religiose, etniche, di genere o di omosessuali). Ed è un fenomeno che può sfociare in tragedia, così come è successo a Carolina Picchio, ragazza di 14 anni, morta suicida a Novara per un video inappropriato postato su Facebook che la oltraggiava in modo significativo. E vi sono stati, purtroppo, molti altri casi, oltre che in Italia anche in Europa o negli Stati Uniti.
Aicem, avendo come mission anche quella di diffondere il rispetto e l’educazione ai diritti umani, è diventata partner ufficiale del No Hate Speech Movement, promosso dal Consiglio d’Europa, per contrastare la problematica dei discorsi d’odio. Per rendere più efficace l’intero progetto il Consiglio d’Europa ha elaborato un “Bookmark”, ovvero un manuale, che spiega come l’Hate Speech si manifesta, le sue diverse forme, come dilaga nel web e nella vita di tutti giorni, ma soprattutto getta delle basi e dà importanti direttive su come affrontare il problema.
I membri di Aicem si sono occupati di tradurre l’intero Bookmark nella lingua italiana, perché credono sia un supporto fondamentale per insegnanti ed educatori. Hanno, inoltre, inaugurato uno sportello d’ascolto “Stop Odio” per le vittime dell’Hate Speech, per i ragazzi che subiscono bullismo o cyberbullismo e non sanno a chi rivolgersi; lo sportello d’ascolto è attivo solo un giorno alla settimana, ma potrebbe essere ampliato fino a lavorare tutti i giorni. Aicem ha organizzato due corsi di formazione per capire, comprendere ed impartire una concreta educazione ai diritti umani indirizzato a tutti gli educatori, gli youth worker o chiunque voglia partecipare. Il primo si terrà a Londra dal 1 al 7 agosto, mentre il secondo a Sassari, in Sardegna, dal 10 al 14 settembre.
Oltre che di energia, passione, capacità e skills per realizzare questi progetti incentrati sul “No Hate Speech”, c’è bisogno anche di un contributo. Soprattutto se questi mezzi possono essere ampliati e arrivare ad avere un impatto e una risonanza più grande nel tempo. Aicem lancia la propria campagna crowdfunding proprio per questo: far conoscere il proprio progetto e le proprie attività, ma anche trovare le modalità per ampliarle.
Gli obiettivi da raggiungere, attraverso questa raccolta fondi, sono seguenti:
- eventi di portata nazionale e internazionale per parlare del fenomeno e di come arginarlo (d’altronde se non si conoscono le caratteristiche di un problema e non se ne parla ad un pubblico sempre più ampio, come si può effettivamente contrastarlo?)
- organizzare incontri nelle scuole e negli istituti per dedicare del tempo a processi educativi e partecipativi basati su metodologie non formali e fornire agli insegnanti le skills necessarie per riuscire a evitare episodi feroci e di bullismo (si possono fornire nuovi strumenti sia ai ragazzi che ai loro insegnanti per evitare episodi di violenza)
- uno sportello di ascolto per le vittime dell’Hate Speech che possa essere disponibile tutti i giorni attraverso un telefono, ma anche attraverso incontri con psicologi, che possano aiutare chiunque lo richieda a superare gli episodi di bullismo
- implementare un’educazione sui diritti umani, partendo anche dalla distribuzione del Bookmark all’interno di scuole, istituti, di natura didattica, ricreativa, sportiva….
Ultimo punto fondamentale è quello di integrare tutte queste metodologie e adattarle ai diversi contesti. Proprio in questo modo si può fare la differenza.
Non è qualunquismo o ovvietà, ma se si abituano le persone, soprattutto le più giovani, che si presentano inizialmente come tele bianche all’interno della società civile, a offendere, oltraggiare, schernire l’altro, magari proteggendosi dietro l’anonimato che un computer può fornire, o ancora usando la “legge del più forte” nella vita di tutti i giorni nei confronti di persone più sensibili, è normale che altre persone continueranno a farlo, senza tener conto dei danni che possono provocare. Può essere insegnata loro la sensibilità verso il mondo altrui, una parola carina, un apprezzamento, un modo del tutto nuovo di entrare in contatto con qualcosa di diverso.
Non è fantascienza: internet è giovane, i ragazzi possono cambiare il loro modo di vedere le cose, ci sono possibilità per migliorare la situazione e Aicem vuole fare qualcosa a riguardo. È un cambiamento dal basso quello a cui Aicem aspira.
Si può partecipare e contribuire al loro progetto. Se anche voi credete che un discorso d’amore può avere effetti più dirompenti di mille parole d’odio, allora questa è l’iniziativa che fa per voi.
Partecipate anche sui social per far conoscere il progetto con l’hashtag #NoHateWordOnlyLoveSpeech.